Biennale del Cinema di Venezia

‘The Last Viking’: un sorprendente film sull’identità

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Presentato nella sezione fuori concorso alla 82 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, The Last Viking  (Den sidste viking) è un buddy movie commovente firmato dal regista Anders Thomas Jensen. Prodotto da Zentropa, il film sarà distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Plaion Pictures. 

The Last Viking: la sinossi

Anker (Nikolaj Lie Kaas) viene rilasciato dal carcere dopo una condanna a quindici anni per rapina. A seppellire il bottino era stato Manfred (Mads Mikkelsen), suo fratello. Solo lui sa dove si trova all’interno della magione che un tempo apparteneva alla loro famiglia. Purtroppo Manfred ha sviluppato un disturbo mentale che gli ha fatto dimenticare tutto. I fratelli intraprendono un inatteso viaggio alla scoperta del denaro e di sé stessi. Den sidste viking è una storia divertente, affascinante e provocatoria sull’identità.

Fratellanza

Anker e Manfred non potrebbero essere più diversi: il primo è caratterizzato da un carattere impulsivo e impaziente, rabbioso nei confronti della vita e delle scelte che ha dovuto intraprendere; il secondo invece è contraddistinto da una calma serafica, in parte determinata anche dal disturbo mentale che lo affligge. Manfred infatti soffre di disturbo dissociativo della realtà, fattore che lo porta a convivere tra l’identità di Manfred e quella di John Lennon. Ai due fratelli si aggiunge la figura della sorella, Freja, che cerca di mantenere inutilmente l’equilibrio tra i due. La donna cerca di ottemperare al ruolo di mediatrice, facendo fronte alle difficoltà e occupandosi di Manfred quando Anker è in prigione. 

The Last Viking: identità 

In che cosa consiste il concetto di identità? Questo è uno degli interrogativi che il film si pone e sul quale cerca di far riflettere lo spettatore. Nel farlo The Last Viking utilizza un’ironia tagliente, grande protagonista del film, capace sia di strappare un momento di ilarità, sia di far ponderare su quanto sta avvenendo a schermo. Siamo noi a definire la nostra identità o è il contesto sociale in cui siamo immersi a definirla? Per rispondere a questa domanda i due fratelli intraprendono un viaggio inaspettato in apparenza dettato dalla necessità di trovare il bottino “perduto”, in realtà per ritrovare se stessi e riallacciare un rapporto fraterno. 

L’ultimo vichingo

Fin da piccolo Manfred si è sempre immedesimato con i vichinghi: dietro il suo disturbo si celava infatti il desiderio di non essere una sola cosa. La sua infanzia è stata scandita da sofferenza, isolamento e derisione da parte sia dei suoi compagni di scuola, sia della figura paterna: un vero e proprio bullismo. Infatti, l’intransigente padre incolpava sempre Anker se il fratello finiva per mettersi in ridicolo, arrivando a castigarlo anche con punizioni fisiche. Ed è proprio l’ infanzia dimenticata ad emergere preponderante man mano che la narrazione procede. Un passato che Anker sembra aver rimosso perchè troppo doloroso da sopportare, ma che racchiude tutte le risposte della malattia di Manfred. 

In The Last Viking la ricerca della refurtiva scomparsa diventa un pretesto per narrare la riscoperta di sè e la ricostruzione di un rapporto familiare. Tra provocazione, divertimento e segreti dimenticati, il racconto procede spedito. Una menzione particolare all’apertura e alla chiusura del film, entrambe a fumetti, che pongono l’interrogativo su una ipotetica società ideale vichinga. 

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