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‘Fast & Furious: Hobbs & Shaw’ – Quando l’azione non basta

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Distribuito da Universal Picture l’8 agosto 2019 e disponibile su Prime Video, la saga Fast & Furious ritorna con Fast & Furious: Hobbs & Shaw, il suo primo spin-off ufficiale diretto da David Leitch (John Wick, Deadpool 2, Atomica Bionda).

Il film arriva sullo schermo portando con sé delle premesse importanti: mantenere la centralità della famiglia – elemento focale del franchise -, regalare scene d’azione e di corsa degne della saga principale da cui è tratto, e aggiungere un tocco di comicità.

La domanda da porsi tuttavia è: il regista riesce nel suo intento?

La perfezione richiede potere e sofferenza

In un mondo sempre più impregnato di tecnologia e cibernetica, viene creato un nuovo virus, Fiocco di Neve. Realizzato con l’intento di produrre vaccini, il virus viene utilizzato invece da un’associazione criminale, Eteon, come un’arma biologica capace di controllare e colpire qualsiasi sequenza di DNA.
Il motivo? Nulla di nuovo: eliminare tutte le forme di vita considerate più deboli e creare l’essere perfetto e simbolo dell’evoluzione, ovvero l’uomo privo di emozioni, potente e dalla forza sovrumana. Portatore di questo pensiero è Brixton, il personaggio interpretato da Idris Elba.

Auto-definitosi il “Superman nero” del mondo, il super soldato si rivela come vero antagonista dello spin-off e si presenta con le sembianze di un semi-cyborg, emblema della tecnologia Eteon. Brixton, infatti, ha un compito specifico per tutta la durata del film, ovvero recuperare il virus rubato da un’altra agente dell’MI6, Hattie (Vanessa Kirby), sorella di Shaw, entro 72 ore, tempo limite per estrarre Fiocco di Neve dal sangue della donna.

Ed è proprio qui che entrano in gioco i due protagonisti che danno il nome a questo nuovo capitolo del franchise.

Hobbs (Dwayne Jhonson) e Shaw (Jason Statham) sono due personaggi, due nemesi, che si approcciano alla vita e al lavoro in maniera del tutto differente, ma che risultano estremamente complementari.
Il primo è un personaggio più schietto, diretto, esuberante e considerato il “miglior segugio d’America”; il secondo è un ex agente dell’MI6, più elegante nei modi e più “mentale” ed egoista quando si tratta di agire.

Seppur con un estremo astio iniziale nei confronti l’uno dell’altro – esplicitato dall’incessante uso di battutine, frecciatine e litigi che si protrae per tutti i 129 minuti di film – i due si vedranno costretti a collaborare in nome della famiglia e della salvezza del mondo.

Tra realismo ed eccessi

 

 

Quello di cui la gente non si rende conto dell’azione è che puoi davvero definire i tuoi personaggi attraverso il modo in cui combattono” – D.L.

 

Regista, produttore, ex stuntman e fan numero uno degli action movies, David Leitch cerca di portare sul campo tutta la sua esperienza e la sua passione attraverso combattimenti che alternano il realismo e gli eccessi tipici di Fast & Furious.

Sono evidenziate le diverse caratteristiche di combattimento dei personaggi principali: Hattie è intelligente, fluida, letale nei movimenti e combatte per fuggire, non per uccidere… a meno che non sia necessario. Hobbs utilizza la forza bruta, mentre Shaw si affida alla tecnica e alla logica. Ma oltre a queste, il film si concentra – con sufficiente realismo – sul ruolo predominante che stanno avendo la tecnologia e le armi biologiche in questa epoca.

Di eccessi invece ne vediamo tanti, a partire da Dwayne Johnson che si lancia senza protezioni da un grattacielo, per proseguire poi con delle scene di combattimento girate a Samoa e arrivare a un momento in particolare che vede come protagonisti un elicottero e delle auto da corsa.

Meno Fast, ugualmente Furious

Forse però sono proprio questi eccessi che fanno pensare al franchise con Vin Diesel. È risaputo infatti che Fast & Furious sia caratterizzato da esagerazioni e spettacolarità del caso: macchine che si lanciano da palazzi o su aerei che stanno per decollare. Tuttavia, nella saga principale c’è un elemento importante che in Fast & Furious: Hobbs & Shaw manca quasi del tutto e che vediamo solamente in tre scene: le macchine. Troppe poche corse rimpiazzate invece da troppi combattimenti corpo a corpo.

Non c’è Fast in questo spin-off, eccezion fatta per quelle poche scene sopracitate, ma soltanto molto Furious. Il ché rende la pellicola un qualsiasi film d’azione che sì, riesce ad intrattenere, ma che non rimanda in nessun modo alla saga principale da cui è tratto. E, se da un lato è giusto così, dato che si parla di uno spin-off che qualsiasi spettatore può vedere non dovendosi preoccupare di recuperare anche gli altri otto film, dall’altro lascia a desiderare, perché privo di quelli elementi che hanno reso il franchise così amato da tutti.

D’altronde, sono proprio le macchine e la famiglia il vero ‘core’ della saga e se manca uno dei due elementi o se sono troppo sbilanciati l’uno a favore dell’altro, non ci si riesce ad immergere del tutto e, come risultato, il film risulta dimenticabile.

La Fast Family di Hobbs & Shaw

Vero fulcro del franchise è, come detto, la famiglia. Anche qui, infatti, vediamo come tutto ruoti attorno alla ricerca e alla salvezza della propria gente. Non importa se un legame familiare sia stato spezzato in passato, non importano gli errori commessi. Per la famiglia si è disposti a perdonare, a combattere, ad affrontare qualsiasi cosa.

Shaw non ha più legami con la sorella da anni, ma quando viene a sapere che lei potrebbe morire a causa del virus, non esita a rimettersi in gioco per cercare di salvarla.

Dopo aver cancellato ogni legame col suo passato, Hobbs  è disposto a fare un passo indietro e a chiedere aiuto e perdono a chi pensava non avrebbe mai più rivisto in vita sua, realizzando così che bisogna sempre credere nel cuore delle persone.

Dopotutto, Hobbs e Shaw non si allontanano molto dal concetto che dice Mia Toretto (Jordana Brewster) in Fast & Furious 6 (2013):

“Siamo una famiglia, se abbiamo un problema lo affrontiamo uniti.”

Quindi, il regista riesce nel suo intento? Sì, Leitch ci riesce, ma soltanto a metà.

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