SalinaDocFest
Il cassetto segreto di Costanza Quatriglio: un archivio privato che diventa memoria collettiva
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2 mesi agoon
C’è una stanza, e dentro quella stanza una biblioteca. Non una semplice raccolta di volumi, ma un archivio di vite, di saperi, di tempo. Da qui prende forma Il cassetto segreto, documentario di Costanza Quatriglio, presentato alla Berlinale 2024 e recentemente proiettato alla 19ª edizione del SalinaDocFest.
La cinepresa della regista varca le porte di un universo di ombre dove ogni oggetto – un libro, una bobina, una fotografia – sembra trattenere qualcosa di irripetibile. Una stanza che contiene tutto: la vita di un uomo, suo padre, quella di una famiglia, il passato e l’infanzia, ma anche il futuro e l’ispirazione.
Il luogo della memoria
Nel 2022, Costanza Quatriglio entra nella biblioteca del padre, Giuseppe Quatriglio, per accompagnare con la videocamera il lavoro di archiviazione e catalogazione dei suoi libri, documenti, fotografie e nastri. Un gesto nato dal desiderio di rendere accessibile un patrimonio che racconta non solo una vita, ma un’intera epoca. L’uomo, infatti, giornalista e scrittore, ha attraversato durante la sua carriera la storia siciliana e internazionale del Novecento. La sua biblioteca, oggi donata alla Regione Siciliana, diventa così luogo di memoria, ma anche lo spazio in cui prende forma un confronto tra padre e figlia.
Accanto a queste immagini più recenti, il documentario intreccia materiali d’archivio realizzati dal giornalista siciliano: filmati in pellicola, registrazioni, appunti visivi raccolti lungo una vita di lavoro. A questi si aggiungono le riprese realizzate dalla regista tra il 2010 e il 2011, quando il padre, ormai anziano, condivideva ancora con lei quello spazio carico di memoria.
Il cassetto segreto diventa così il racconto di un uomo e di un intellettuale, ma anche della relazione tra una figlia e l’immensa eredità lasciata dal genitore. Un dialogo silenzioso tra chi ha vissuto scrivendo la storia e chi oggi prova a raccoglierne le tracce, alla ricerca di uno spazio proprio e di una voce capace di confrontarsi con quel passato.
In questo delicato lavoro di riscoperta, la biblioteca si trasforma nell’ epicentro di un viaggio che parte dalla Sicilia, attraversa l’Europa e l’America, e ritorna infine alle origini. Un ritorno che ha il sapore di un tempo che, proprio mentre sembra concludersi, lascia intravedere un nuovo inizio.
Eredità e distacco
Il cassetto segreto è, in fondo, una storia che parla di molte cose: dell’essere figli, del sentirsi eredi, del far parte di una cultura che si ama e si difende, ma che a volte si percepisce anche come estranea, distante, quasi inaccessibile. Racconta la tensione tra l’istinto di trattenere e quello di lasciar andare, tra l’ammirazione e il timore di non essere all’altezza, tra il bisogno di crescere e la difficoltà di farlo davanti agli occhi di chi ci ha generati.
È un film che tocca il cinema, ma lo fa come si tocca qualcosa di sacro, fragile e potentemente umano. Parla della sensazione di non sentirsi mai completamente adulti davanti al passato dei propri genitori; di quanto possa essere vertiginoso riconoscersi piccoli di fronte alla grandezza delle vite altrui. Di quanto quel confronto possa generare soggezione, stupore, e spesso il bisogno di dare significato al proprio sguardo, alla propria voce.
Il gesto del filmare
Nel racconto l’istinto di filmare si impone come un’esigenza primaria, inspiegabile. Un impulso quasi infantile: prendere in mano una videocamera per catturare immagini che sembrano dover necessariamente avere un senso, una forma, un’importanza. Un gesto semplice e potente, che torna sotto forma di riflessione adulta: filmare diventa un modo per osservare, per ricercare qualcosa, per dare ordine al caos e trovare nella materia del passato un appiglio alla propria identità.
Lo sguardo si sorprende nel rivedere sé stesso e cerca di attribuire valore a ciò che è stato registrato. È un movimento condiviso, che avvicina lo spettatore alla regista, non perché la sua storia sia universale, ma perché universale è il bisogno di guardare al proprio passato per comprenderlo.
Padre e figlia: un confronto tra sguardi
Il rapporto tra Costanza Quatriglio e il padre è raccontato con delicatezza e rispetto, senza mai cedere alla retorica o alla commozione facile. Il genitore si mostra affettuoso e orgoglioso, profondamente legato al proprio lavoro, ma anche rispettoso delle scelte di una figlia curiosa e determinata. Lei, dietro la macchina da presa, cerca di imporsi e affermarsi come autrice, pur restando in qualche modo incastrata nella propria posizione di figlia, piccola davanti all’eredità enorme che ha ricevuto.
«Mi commuove quella sua vocazione a dar corpo agli articoli con le immagini, ecco questa è una cosa che abbiamo in comune, non ci avevo mai pensato», realizza Costanza. Un riconoscimento che è emozione e sorpresa, scoperta di una somiglianza inattesa. Un avvicinamento privo di rancore, colmo invece di stima, curiosità e gratitudine, accompagnato da una sottile inquietudine legata alla responsabilità di ereditare tanto.
Il cinema tra memoria e condivisione
Alla fine, Il cassetto segreto ci accompagna in un viaggio attraverso il tempo, mettendoci davanti alla natura sfuggente delle immagini e delle emozioni che portano con sé. Il cinema, con tutta la sua promessa di fermare l’istante, si rivela invece un continuo fluire, un’illusione di eternità che sa di nostalgia. Le immagini non restano immobili, cambiano con chi le guarda, si consumano e si trasformano, proprio come i ricordi.
In questo fluire incessante, l’atto stesso di filmare, diventa un modo per documentare non solo ciò che è stato, ma anche il suo svanire. Un modo per dare corpo alla perdita, alla distanza e, allo stesso tempo, per aprire uno spazio dove possa nascere qualcosa di nuovo. Il cassetto segreto racconta così, un passaggio delicato e personale da una generazione a un’altra, da un mestiere a un altro, con un pudore e una sincerità che rendono il film, pur nella sua intimità, profondamente condivisibile.