In anteprima come film di apertura del Giffoni Film Festival e su Sky e in ondemand su Now, distribuito da Vision Distribution, Unicorni è la nuova pellicola firmata da MichelaAndreozzi, che si ritaglia un piccolo ruolo privilegiato. Edoardo Pesce e Valentina Lodovini ne sono i protagonisti, insieme all’esordiente Daniele Scardini. Completano l’ottimo cast, Lino Musella, Thony, Donatella Finocchiaro e Paola Tiziana Cruciani. Il film è prodotto da Artuo Paglia e Isabella Cocuzza per Paco Cinematografica, ed è una coproduzione Paco Cinematografica, Vision Distribution e Neo Art Producciones, con il sostegno della Regione Lazio.
Unicorni | La trama
Blu (Scardini) ha 9 anni e una passione smisurata per La Sirenetta. Ogni sera si fa leggere il libro dal papà Lucio (Pesce), DJ di professione, e appena può indossa il costume cucitogli personalmente dalla mamma Elena (Lodovini). I tre vivono una situazione familiare particolare ma esemplare, avendo un bellissimo rapporto anche con la prima moglie, ormai ex, di lui (Finocchiaro), e con la figlia teenager, degna rappresentante della Gen Z. Sebbene in casa tutto sembri procedere per il meglio, a scuola spesso si verificano episodi che mettono in crisi Blu e i suoi genitori.
Il giorno in cui il maestro propone la recita di fine anno, Blu si vede soffiato sotto il naso il ruolo a cui tanto ambiva, quello della sirenetta. Inutile dire quanto si senta triste all’idea di aver dovuto ripiegare su Pinocchio. Lucio ed Elena tentano di risollevargli il morale, ma non è così semplice. L’occasione arriva con una festa di carnevale, dove va mascherato da Ariel. Ma quando chiama in lacrime il papà, dopo essere stato preso di mira dagli altri bambini, arriva il momento per Lucio ed Elena di chiedere aiuto. Finiranno così per partecipare al gruppo di “GenitoriUnicorni“…
Un tentativo lodevole che può essere di insegnamento
Se lodevole appare il tentativo della Andreozzi di trattare una tematica così cruciale al tempo d’oggi, andrebbe considerato anche il rischio di non centrare completamente il segno. Ed è un po’ quello che accade. Spinta da un’esigenza personale, la cineasta si imbarca in un’impresa alquanto ardita. Il risultato è un’opera graziosa ma troppo semplificata, che solleva riflessioni importanti ma non cancella la confusione di fondo. Con l’obiettivo di creare un contesto quanto più strutturato e realistico possibile, si perde il fuoco della questione.
Se uno deve remare contro, è meglio che non rema per niente.
La varianza di genere è qualcosa di cui non tutti hanno ben chiaro il concetto e, sebbene in almeno un paio di momenti si provi a spiegarlo, resta il fatto che il materiale da trattare necessita di strumenti e competenze piuttosto precisi, per cui si resta talvolta un po’ spaesati. Senza troppo addentrarsi nei meandri della questione, Unicorni ne illumina solo qualche lato, nella speranza di dare il via ad altri tipi di discussione. Numerosi sono gli spunti su cui soffermarsi, positivi nel messaggio, così come acuta è la critica ad alcuni aspetti della società attuale, purtroppo ancora poco attenta e sensibile nei confronti di ciò che la circonda. A una diversità, soprattutto, che fa l’unicità di ogni essere umano.
Un’ultima lode va alla decisione di insistere sull’importanza dell’ascolto, fondamentale in ogni occasione, dell’esplorazione e dell’educazione emotiva. Che possa essere d’esempio per il futuro di giovani e genitori.