Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro
Gianni Fiorito, lo sguardo attivo di un fotografo di scena
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1 giorno agoon
Spesso la foto di scena arriva prima di un film e rimane dopo la fine. Prima che il film esca in sala iniziano a circolare le foto di scena a scopo promozionale e lo spettatore ricercherà quel momento immortalato e anticipato di una scena durante la visione del film. Non sempre lo ritrova perché la foto di scena si colloca spesso in uno spazio “invisibile”, tra un ciak e l’altro, nei momenti di pausa o cattura scene che magari verranno poi tagliate dal film. Le fotografie di scena scrivono parallelamente un altro film rispetto a quello che fotografano. Sono la sintesi di un film e il suo ricordo e possono andare oltre.
Foto di scena, immagini che restano
Le foto di Gianni Fiorito sono iconiche. Basti pensare alle foto di Filippo Scotti nei panni di Fabietto Schisa in E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. La sua posa assorta con lo sguardo perso davanti a sé e alle sue spalle il mare di Stromboli. Lo scatto che ritrae lo stesso Sorrentino mentre film l’uscita dall’acqua di Partenope (Celeste Dalla Porta), nel suo ultimo film, o ancora la colorata famiglia ritratta in Lacci, al centro di un vicolo di Napoli, la prima immagine che annuncia l’apertura di Venezia 77 con il film, i personaggi di Domenico Starnone in carne e ossa riportati sullo schermo da Daniele Lucchetti. Un tuffo sospeso in aria dal film L’amore buio di Antonio Capuano.
Questo piccolo elenco è solo una minima parte ovviamente della produzione di Gianni Fiorito, fotografo di scena nei film di Paolo Sorrentino, Luca Miniero, Leonardo Di Costanzo, Ferzan Ozpetek, Ivan Cotroneo, Antonio Capuano e molti altri.
Ne abbiamo parlato con Silvia Tarquini, direttrice della casa editrice Artdigiland che ha dedicato a Gianni Fiorito il primo libro di una nuova collana dedicata alla Fotografia.
Set del film E’ stata la mano di Dio. Nella foto Filippo Scotti. Foto di Gianni Fiorito.
Dal fotogiornalismo alla fotografia di scena
Di cosa si occupa la tua casa editrice e rispetto alla pubblicazione su Gianni Fiorito, presentata al Pesaro Film Festival come è nata questa collaborazione, qual è la sua storia, da dove parte e come arriva alla fotografia di scena?
Ci occupiamo prevalentemente di cinema, con un’attenzione particolare all’immagine, alla regia, alla fotografia. Abbiamo una collana dedicata alla direzione della fotografia cinematografica e da questa collana in qualche modo è derivato anche l’interesse per la fotografia still, che si è concretizzato nel libro dedicato al percorso di Gianni Fiorito. Ma Gianni l’avevo scoperto, come persona, collaborando con lui e con l’associazione dei fotografi di scena da lui presieduta per poter illustrare i nostri libri.
Durante il suo intervento durante l’incontro a lui dedicato, Gianni Fiorito ha ricordato con commozione il suo ingresso nella scuola Diaz di Genova nel 2001.
Sì, perché prima di essere fotografo di scena Gianni Fiorito è stato per molti anni un fotoreporter. Il momento dei fatti di Genova ha segnato per lui un crinale che lo ha portato a lasciare il fotogiornalismo, perché, detto in estrema sintesi, il mondo era cambiato e non sentiva più possibile esprimersi come si era sempre espresso. Ma il legame di Fiorito con la realtà è profondo e permane nella fotografia di scena. Nel libro Fiorito racconta, per esempio, come nelle sue foto di scena abbia cercato di includere uno sguardo sui territori che il cinema italiano ha attraversato.
Lo scatto invisibile, dentro e fuori dal film
Ho notato che ci sono due tipologie di fotografie di scena nel lavoro di Gianni Fiorito, da un lato c’è la fotografia che segue la linea tracciata dal regista e porta avanti la storia dei personaggi, li mette in scena come nel film, con le loro pose ancora dentro il personaggio, dall’altro ci sono quelle fotografie che colgono il momento di distensione di un attore sul set, fuori dalla finzione.
Sì, da una parte c’è la sua rappresentazione del personaggio e della storia. Il fotografo di scena, come gli altri componenti della troupe, legge la sceneggiatura e deve comprendere e saper rendere in un’immagine fissa l’essenza della storia e dei personaggi raccontati. Ma per farlo deve essere creativo, deve trovare, in tutti i sensi, la propria posizione, il proprio sguardo, il momento giusto per scattare. Dall’altra parte, come ricordavi, il fotografo di scena documenta anche il set, il lavoro, la realtà di luoghi e persone.
Come Gianni Fiorito ha imparato l’arte di essere invisibile? Il mestiere del fotografo di scena?
L’ha imparato proprio dalla sua esperienza precedente da fotogiornalista. Nelle situazioni spesso estreme in cui si trovava coinvolto, il suo impegno era quello di trovarsi un posto da cui scattare, per poter testimoniare quei fatti, e il loro significato. Questa necessità di posizionarsi è fondamentale anche per il fotografo di scena.
L’iconicità di una foto di scena
Napoli 2019, set del film Lacci di Daniele Lucchetti. Nella foto Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Giulia De Luca e Joshua Cerciello. Foro di Gianni Fiorito
L’iconicità è tra le caratteristiche più importanti che deve avere una fotografia di scena, spesso diventa il biglietto da visita di un film, è al centro del materiale promozionale e si deposita nella memoria dello spettatore.
Il direttore della fotografia Luca Bigazzi, in un suo intervento nel libro, parla proprio di questa capacità di Fiorito. Bigazzi racconta che pur essendo lui il direttore della fotografia, pur girando in prima persona e vivendo il set con gli attori e il regista, quello che ricorda dei suoi film sono le foto di Gianni Fiorito. Perché il fotografo di scena ha la capacità di creare immagini iconiche. Riesce a sintetizzare il film, il personaggio, la regia, le atmosfere. Sono sue le immagini che circolano sul web, sui giornali, che colpiscono l’attenzione di chi approccia il film per la prima volta.
Che tipo di rapporto si instaura tra fotografo di scena e direttore della fotografia?
Il fotografo di scena deve essere molto attento a non interferire con il lavoro del set. Luca Bigazzi ha raccontato anche di come Gianni Fiorito sappia essere invisibile, tanto che a volte gli ha chiesto preoccupato se avesse fatto le foto!