FESTIVAL DI CINEMA

Giuseppe Arcieri e Michele Piazzolla raccontano il South Italy International Film Festival

dal 18 al 20 luglio, a Barletta, la quinta edizione del South Italy International Film Festival

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Si svolgerà dal 18 al 20 luglio, a Barletta, la quinta edizione del South Italy International Film Festival, la rassegna dedicata al cinema indipendente che trasformerà la litoranea di Ponente in un palcoscenico sotto le stelle. Per conoscere meglio un Festival unico nel suo genere, immerso nello scenario incantevole della Puglia, abbiamo intervistato il fondatore e direttore artistico del Festival, il regista Giuseppe Arcieri, affiancato dal co-organizzatore e project manager Michele Piazzolla.

Giuseppe Arceri – Direttore

Come nasce il South Italy International Film Festival?

È nato per la voglia di creare sul territorio, in particolare nella mia città, Barletta, un festival per giovani. Sono un regista e ho al mio attivo un bagaglio di esperienze abbastanza ricco. Volevo creare, attraverso le mie competenze, un polo culturale di cinema, condividendo così questa mia passione per il cinema con tutta la città. Abbiamo fatto la prima edizione quattro anni fa in una chiesa sconsacrata e c’è stata sin da subito un’ottima risposta. Sono arrivati cortometraggi da tutto il mondo. La prima edizione era totalmente indipendente, non avevamo al fianco le Istituzioni, non c’erano fondi, solo sponsor privati, come del resto anche in questa quarta. Il mio obiettivo è stato sin da subito valorizzare il cinema breve, le nuove generazioni e tutti i filmmaker, dare loro uno spazio.

Qual è la sua visione?

Dare il giusto valore ai registi, alle opere indipendenti soprattutto, e creare un evento unico nel suo genere che si estenda su scala internazionale. Non a caso la scelta del nome: South International Film Festival, inteso proprio come centro del mondo.

In che modo questo festival si distingue nel panorama nazionale dei festival cinematografici?

Ci distinguiamo innanzitutto dai premi. Premi green, ecosostenibili. Siamo partiti dal realizzare delle sculture fatte con legami di torsione, che sono dei materiali 100% riciclati, poi abbiamo preso una posizione ancora di più green e fondato la South Italy International Film Forest. Tutti i premi sono quindi degli alberi piantati nel mondo attraverso la piattaforma Treedom. In questo modo i registi possono contribuire alla lotta del cambiamento climatico, aiutare l’ecosostenibilità e la crescita sociale delle comunità in cui vengono piantati gli alberi. Interagiamo anche con la rete WEEC Puglia, che si occupa di eco-sostenibilità. É la più antica d’Italia e ha sede a Torino.

Perché questa scelta?

Perché siamo molto legati all’elemento della natura. I tempi stanno cambiando e sappiamo bene quanto l’uomo stia distruggendo la natura. Alla fine siamo ospiti del nostro pianeta, e dobbiamo comportarci come tali. Viviamo attraverso le energie che ci dà madre natura, la terra che ci ospita, quindi  dobbiamo quantomeno ricambiare e non distruggere, non danneggiare.

Quanto è importante per voi mantenere un legame con il territorio pugliese e la città di Barletta in particolare?

Tantissimo, perché ci sono le nostre radici e di questo ne parleremo durante il festival con l’attrice Irene Antonucci, che leggerà proprio il monologo sul sud.  Ci sono ancora paesi in cui chi viene dal sud viene visto con occhio diverso, descritto quasi con tono dispregiativo; io invece vedo il sud come un vulcano in attesa di eruttare, solo che non ha ancora la forza.

Quali criteri seguite nella selezione delle opere in concorso?

Ci focalizziamo su opere che hanno a che fare con i temi affini al festival, che poi sono sempre delle tematiche importanti: la legalità, il sociale, l’ambiente. Nel fare la selezione consideriamo tutti gli aspetti tecnici come la fotografia, la regia, lo script. Poi è la giuria d’eccellenza a decretare i lavori da premiare. Quest’anno abbiamo inserito una categoria che mi sta particolarmente a cuore: fantasy e sci-fi. Perché in Italia il genere fantasy non è abbastanza comune. Sono pochissimi a produrlo, se parliamo in termini di lungometraggio perché come cortometraggio ancor meno. Quest’anno ci sono arrivate tante belle opere realizzate da produzioni italiane.

Come ha organizzato l’edizione di quest’anno?

Il festival si svolgerà sul lungomare di Barletta dal 18 al 20 luglio. Inizamo ogni giorno a partire dalle 19 con cine talk o presentazioni di libri. L’apertutra è affidata al coreografo internazionale Mauro De Candia, (nostro concittadino che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali) che porterà in scena una coreografia intitolata Sirene, eseguita dal giovane balletto gruppo Mediterraneo. Quindi si alterneranno proiezioni e premiazioni. Verrà proiettato “Eroici”, di Giuseppe Marco Albano, film vincitore dei Nastri d’argento.

Ci sono state delle opere che l’hanno particolarmente sorpreso?

Il bello delle opere è che ce ne sono alcune che poi non svaniscono mai, rimangono nel cuore. Abbiamo avuto la fortuna l’anno scorso di essere partner al Camp Lung Film Festival in Romania. Una rassegna giunta alla sua nona edizione, in cui abbiamo portato tra i tanti titoli, quello di Pappo e Bucco di Antonio Losito. Un corto bellissimo, struggente, di quelli che non puoi fare a meno di piangere. E poi i temi che tratta: l’amore tra i due protagonisti e l’eutanasia, qualcosa di cui se ne parla ancora troppo poco. E ancora “Ragazze Sole” di Gaetano Acunzo,  tratto dalla pièce teatrale, che racconta di prostitute trans negli anni ‘80 a Napoli. É tutto ambientato in una stanza e gli attori dialogano tra di loro, quindi c’è proprio il tecnicismo che prevale. La fotografia che va ad elevare l’opera, perché non è facile tenere l’attenzione quando giri in un’unica stanza con soli due attori.

Quanto è difficile portare avanti questa passione in una terra che è bella ma ostile al tempo stesso?

Sono cresciuto con i film di Spielberg ma c’era anche De Sica, tanto neorealismo, tanto cinema italiano. Da bambino ero abbastanza introverso, quindi mi isolavo e trovavo la mia serenità nell’inventare delle storie. Mi è sempre piaciuto raccontare, alla fine si fa cinema per questo, e quando ho scoperto di poterlo fare con una telecamera mi si è aperto un mondo. Poi questa passione ha preso una piega sempre più professionale, tant’è che l’Accademia d’Arte di Foggia dove studio, (sto finendo la magistrale di cinema), mi ha finanziato la tesi di laurea per realizzare il corto “La Medea di Euripide”, riadattata in chiave contemporanea con la protagonista diversamente abile. Voglio ricordare che io ho una disabilità, ho un handicap fisico dalla nascita e volevo portare la mia disabilità in questo lavoro. Rispondendo adesso alla tua domanda, è molto complicato lavorare in questa terra. É vero, c’è il mare, il sole, il buon cibo, ma la vita va quasi a rilento, c’è troppa lentezza.

Come immagina il Festival nei prossimi cinque anni?

Me lo immagino sempre nella stessa formula: integro, fuori da ogni tipo di compromesso a livello soprattutto politico perché l’arte deve essere poesia. Mi piace pensarlo come una rivoluzione partita dal basso è riuscita a trovare il suo posto nel mondo, a farsi sentire, la sua voce. Vorrei che fosse un punto di riferimento non solo in Italia ma anche all’estero.

Michele Piazzola – Project manager

Qual è la visione di base di questo festival giunto ormai alla sua quarta edizione?

La visione è da sempre quella di creare un festival che funga da crocevia tra il cinema indipendente e impegno sociale. Da un evento locale siamo passati a una realtà internazionale in tre anni, con cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Abbiamo avuto in giuria ospiti di rilievo come Christopher Coppola o Aldo Iuliano, tanto per citare qualche nome. Siamo riusciti ad ottenere anche 15-20 cortometraggi finalisti agli Oscar, e questo ha chiaramente aumentato il prestigio della nostra manifestazione.

 Qual è la novità di questa quarta edizione?

Nell’edizione del South Italy International Film Festival di quest’anno abbiamo inserito una categoria nuova, i videoclip musicali e abbiamo anche creato collaborazioni importanti con altri festival che sposano i nostri obiettivi, come il Mediterraneo Festival Corto. E non posso non citare la collaborazione con WeShort.

Chi è l’ideatore del South Italy International Film Festival?

Giuseppe Arcieri ha fondato il festival quattro anni fa. Mi ha chiesto di collaborare e nell’arco di tre anni siamo riusciti veramente a portarlo a un livello altissimo. E questo grazie soprattutto all’amicizia e alla fiducia che ci lega da sempre. In questi anni il South Italy ha subito anche dei cambiamenti notevoli. La prima edizione si è svolta all’interno di una chiesa sconsacrata, molto particolare. Successivamente, ci siamo spostati al castello Svevo di Barletta, e siamo riusciti a avere a disposizione il castello per cinque giorni. E poi ci siamo spostati sul lungomare. Quindi non posso che dire che stiamo percorrendo la strada giusta.

C’è un progetto che sperate di realizzare nelle prossime edizioni?

Ci piacerebbe invitare degli ospiti internazionali. Ma per riuscirci c’è il bisogno di un aiuto economico importante. Quello che riusciamo a svolgere, a creare, con il poco che abbiamo a disposizione, è tantissimo. Quindi il desiderio è quello di portarlo veramente ai livelli dei festival più importanti.

Cos’è che la fa ancora emozionare dopo tre edizioni?

Vedere le tante persone che arrivano ogni anno. Mi piace osservare l’evento dall’ultima fila, dietro tutti. Mi piace vedere i loro volti e le loro espressioni. Siamo partiti da eventi con pochissime persone, 20, 30, e adesso ne abbiamo 500 persone in una serata. Credo che questo sia il traguardo più bello perché vuol dire che abbiamo raggiunto il pubblico. Vuol dire che c’è fiducia, soprattutto c’è apprezzamento in quello che si fa. E credo che questa sia la cosa che ripaga più di tutto. Non ha veramente prezzo.

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