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‘Little Fires Everywhere’: due famiglie tra segreti, fiamme e contrasti
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3 mesi agoon
Little Fires Everywhere è una miniserie del 2020 tratta dall’omonimo bestseller di Celeste Ng. La serie, ambientata negli anni ’90 nella piccola cittadina di Shaker Heights, in Ohio, è disponibile su Disney+ e Prime Video.
Il libro e la serie: due universi paralleli che si toccano
Sia la fama del libro che la creazione della serie sono dovute a una fortunata coincidenza. Nel 2017, anno di pubblicazione del libro, l’attrice Reese Witherspoon lo legge, ne rimane affascinata e lo consiglia al suo book club. In seguito, attraverso la sua casa di produzione Hello Sunshine, ne acquisisce i diritti, rendendolo di fatto un passion project.
La serie non segue fedelmente il libro e decide di orientarsi in alcune direzioni meno esplorate da Celeste Ng. Ad esempio, nel romanzo non viene mai esplicitato il colore della pelle o l’etnia di Mia e Pearl, lasciando spazio a un’interpretazione che, nella percezione occidentale, tende a identificarle come donne bianche. L’adattamento televisivo, invece, compie una scelta significativa rappresentando entrambe come donne afroamericane. Questa modifica non è soltanto un cambiamento estetico, ma risponde a un’esigenza narrativa e tematica più profonda: rendere esplicito il tema del razzismo, che nel libro resta più implicito, e accentuare ulteriormente il contrasto sociale, culturale, identitario e di classe tra le due protagoniste.
Non è oro tutto quel che luccica
Little Fires Everywhere segue una formula narrativa simile a quella di Big Little Lies: ambientazioni in piccole comunità dove si celano grandi segreti. L’equilibrio apparente perfetto viene messo in crisi dall’arrivo di un elemento estraneo che fa emergere tensioni latenti. Curiosamente, in entrambe le serie, una delle protagoniste è proprio Reese Witherspoon che qui interpreta Elena Richardson, una giornalista che incarna la tradizione e la difesa dei valori familiari: vive con il marito (Joshua Jackson) e i loro quattro figli in quella che sembra la famiglia ideale. Al polo opposto c’è Mia Warren (Kerry Washington), madre single e artista nomade, incapace di mettere radici, che arriva nella piccola cittadina e porta scompiglio. Mia è costretta a confrontarsi con il passato da cui è scappata e che non vorrebbe ricordare. Invece, Elena deve fare i conti con la sua ossessione di illusoria perfezione – personale e famigliare – che la porterà all’autodistruzione.
Due famiglie a confronto
Il rapporto profondo che unisce Mia a sua figlia Pearl (Lexi Underwood) e le dinamiche più rigide della famiglia Richardson alimentano in Elena un senso crescente di disagio e gelosia, da cui nascono contrasti e ostilità sempre più forti.
Scopriamo infatti che la famiglia di Elena è in realtà molto lontana dall’ideale di perfezione, ma quella di Mia non è di certo esemplare: entrambe ricercano qualcosa che possiede l’altra, senza riflettere sulle conseguenze che si generano all’interno dell’ecosistema famigliare.
Pearl è alla ricerca di una stabilità che i continui trasferimenti le hanno sempre negato, ma in modo inaspettato riesce a intravedere quella serenità proprio nella famiglia Richardson. Izzy (Megan Stott), la figlia ribelle di Elena, considerata la pecora nera della famiglia, cerca invece una via di fuga dall’opprimente controllo materno, giudicato troppo rigido e tradizionale. Lei e i suoi fratelli, trascurati dalla madre troppo impegnata, trovano invece in Mia una figura di riferimento.
Little Fires Everywhere e l’etica sociale
Shaker Heights è la perfetta rappresentazione della società americana in cui l’apparente utopica perfezione copre i soprusi dei privilegiati sui meno fortunati. La serie però tenta di scoprire il velo di Maya e ci mostra cosa si trova oltre le solite crepe famigliari.
Uno dei più importanti intrecci narrativi è la lotta per la custodia di una bambina cinoamericana tra la madre naturale, Bebe Chow (Huang Lu) e la donna che l’ha adottata, Linda McCullough (Rosemarie DeWitt), un’amica di Elena. La città si spacca in due: da un lato Linda ed Elena, dall’altro Bebe e Mia.
In uno scontro durissimo, gli oscuri segreti di Mia ed Elena vengono a galla provocando spaccature irreparabili. È proprio nelle crisi di queste due famiglie che è possibile leggere i temi che la miniserie vuole approfondire. Non solo due famiglie, ma anche due prospettive inconciliabili per sentirsi parte della stessa collettività.
Il fuoco come metafora
L’intera vicenda della serie si sviluppa come un lungo flashback che ripercorre i quattro mesi precedenti alla scena iniziale, in cui un incendio doloso devasta la casa dei Richardson.
Le fiamme, che si propagano in diverse stanze, simboleggiano la frammentazione interna della famiglia, evidenziando tensioni e incomprensioni ormai insanabili. Questo evento tragico potrà ricomporre ciò che si è spezzato? Ma soprattutto chi ha dato fuoco alla casa? C’è un responsabile?
Il fuoco evocato nel titolo ha quindi una doppia valenza: è concreto, nell’incendio che distrugge la casa, ma anche metaforico, rappresentando quella scintilla invisibile che innesca il crollo di ogni illusione su cui si fonda la rigida e superficialmente armoniosa perfezione di Shaker Heights.
Considerazioni su Little Fires Everywhere
Little Fires Everywhere è una serie che, pur affrontando temi profondi e coinvolgenti, risulta spesso lenta e difficile da seguire.
Le performance degli attori sono eccellenti rispetto anche a scelte di scrittura poco originali. Spesso infatti il personaggio Elena sembra preconfezionato, lasciando in secondo piano l’interpretazione di Reese Witherspoon e pregiudicando l’opinione dello septtatore.
Nei suoi otto episodi Little Fires Everywhere introduce questioni complesse come l’aborto, la maternità surrogata, il razzismo e le disuguaglianze sociali. Considerata la quantità di argomenti trattati e il tempo in cui si articola la miniserie, alcuni di questi temi rischiano di non essere approfonditi come meriterebbero. Tuttavia, laddove sceglie di soffermarsi, la serie riesce a offrire uno sguardo interessante e incisivo sui valori che caratterizzano la società americana e sulle sue contraddizioni.