Figari international short film festival

‘Blind Trust’, tutti i colori di una bugia

Una madre non vedente accompagna la figlia Frankie a partecipare al concorso dell’anno di Majorettes. Lì l’aspetta il suo team. Un solo problema: lei non ne ha mai fatto parte

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Al Figari Film Festival una storia audace

Dal 13 giugno si spalanca il sipario del Figari International Short Film Festival. Arrivato alla sua 15esima edizione, il festival internazionale di cortometraggi presenta un catalogo di titoli ambiziosi e profondi. Per la sezione ‘Internazionale’ troviamo il nuovo cortometraggio Blind Trust, diretto da Luka Ivy Pita Franka Kluskens. Una storia di una bugia infantile, che adesso porta la giovane protagonista Frankie a fare i conti con le sue stesse bugie. Continuare a mentire o avere il coraggio di dire la verità? Il cortometraggio, in arrivo direttamente dai Paesi Bassi, è questo e molto di più.

Blind Trust: la pellicola colorata di una storia amara

È proprio così che si presenta la storia diretta da Kluskens e prodotta da Kingswood Films: un mondo colorato, quasi una grande cameretta per bambini. L’umorismo naif e le pose cartoonesche rendono questa storia una fiaba surreale, dal realismo magico e la superficie cristallina. Eppure la verità è un’altra. L’estetica del corto ci mente come fa la protagonista con sua madre. Frankie è una ragazza di 18 anni che si reca al concorso Limburg Majorette Contest, per partecipare con il suo team tutto al femminile e altamente qualificato. Lei però non ne ha mai fatto parte, nè sembra essere portata per questa disciplina. La cecità della madre Jackie le permette di mentirle anche stavolta. La tensione è affilata e mentre volteggiano gli spadini, e tutto sembra pronto, sale la sensazione che il castello di bugie stia per crollare.

Blind Trust fa girare il carillon delle nostre paure

Adolescenza: tra competizione e bugie

Blind Trust fa centro con un dittico originale: un pattern sfavillante e fiabesco restituisce una tematica complessa, che non lascia spazio a una lettura univoca della narrazione. La ‘fiducia cieca’ a cui l’opera allude è quella che dobbiamo o non dobbiamo riporre in chi amiamo? L’amorevole madre Jackie è ingannata da una figlia troppo ingenua o troppo furba? Competizione fra coetanei, aspettative altissime da raggiungere, ansia sociale, paura di non essere all’altezza: l’adolescenza può ritrarre il quadro più complesso della vita di un essere umano. Ciò che è certo è che la storia voglia far emergere il tema dell’inganno adolescenziale. Almeno un adolescente su tre l’anno scorso ha mentito sulla sua carriera scolastica per soddisfare le attese dei genitori, incappando in situazioni angoscianti, spesso culminate nel suicidio. Tutto questo centrifuga in Blind Trust senza semplificazioni didascaliche e moraliste.

Blind Trust narra con originalità il buio dell’adolescenza

Il finale: epitome di un’infanzia al tramonto

La protagonista alla fine del cortometraggio impara ad avere ‘cieca fiducia’ nelle sue capacità, chiudendo gli occhi, quasi mettendosi al pari delle possibilità di sua mamma. E proprio lì, nel buio, al riparo dal giudizio delle sue compagne, ritrova il suo spazio autentico.  Si esibisce a occhi chiusi cercando di mostrare solo e unicamente ciò che è in grado di fare. Vince la competizione, non solo con le altre, ma con sè stessa. La storia sembra raccontarci il passaggio di Frankie all’età adulta. Guardarsi dentro, prima ancora di essere visti, resta la chiave con cui affrontare i turbinii dell’ adolescenza.  La cieca fiducia sembra poter avverarsi, quella in sè stessi: l’unica che muove le fila del destino di tutti noi.

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