The Diary, proiettato nella categoria Express al Maremetraggio ShorTS International Film Festival, è un cortometraggio in formatoReels, girato dal fotografo e regista ucraino Maksym Khmara. Si tratta di un video-diario che documenta le sue peregrinazioni in mare aperto. Vagando nella vastità dell’oceano, Khmara tiene due diari: uno scritto e uno visivo – come lo definisce lui stesso su Instagram. Il tentativo di prendere le distanze dall’agitazione della quotidianeità e di osservare le acque eterne, mutevoli nel loro umore, lo conduce a una riflessione sul senso del proprio lavoro e dell’esistenza in generale. La domanda che lo tormenta è semplice e profonda: che valore hanno il lavoro e la vita se, domani, tutto questo potrebbe svanire? Ha senso continuare, se nulla dura per sempre?
Dare forma ai sentimenti
Il suo diario visivo diventa così un’ancora a cui aggrapparsi, un modo per segnare le sottili differenze nel susseguirsi di giorni apparentemente identici. Serve a non perdere, o forse a reinventare, un senso. Il racconto elegiaco di Khmara ci ricorda una verità sottile, ma vitale: sebbene l’oceano, l’alba e il tramonto siano eterni, è l’essere umano – fragile e destinato a finire – a possedere la straordinaria capacità di sentire. Ed è proprio questo sentire che può trasformarsi in arte: nella fotografia, nella scrittura, nel cinema.
Trovare i punti d’appoggio
GuardandoThe Diary, è naturale pensare aInvictusdi Hemingway: essere padroni del proprio destino e capitani della propria anima è forse l’unico modo per non soccombere alla noia o allo sconforto, per non vacillare davanti all’ignoto. Le piccole cose – una tazza di tè, un vecchio film visto al proiettore, un libro appena iniziato – diventano fedeli compagne nel suo cammino incerto. In appena due minuti, Khmara riesce a restituire con sorprendente delicatezza la profondità di un progetto intimo, personale, eppure universale.
In fondo, non è forse dal tentativo di applicare la poesia del linguaggio alla prosa della vita che nasce il cinema?
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