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‘Abele’: il caos del mondo e l’eternità nei gesti dei pastori erranti

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Paesaggi pastosi come l’olio su tela aprono le prime scene di Abele, opera documentaristica dal respiro universale che trae la sua essenza dai moti stessi della Storia.

Fabian Volti, già presente a CinemAmbiente nel 2021 con Umbras, torna a indagare i gesti senza tempo dei pastori muovendosi tra Sardegna e Palestina in un continuum spazio temporale che annulla ogni distanza.

Abele è l’archetipo stesso del pastore errante, figura fondante dell’esperienza umana nel racconto biblico; è colui che, scontando le colpe genitoriali, è costretto a vagare senza sosta pascolando le greggi alla ricerca di nuove terre, sfidando la natura e il caos che la governa. Incarna nella propria persona il concetto stesso di sacrificio e lo celebra onorando Dio.

Lo sguardo rivolto sempre oltre, Abele si muove ostinatamente nella ripetizione dei gesti e in una dimensione senza tempo

Il regista mette in scena le vite dei pastori passando dal Mediterraneo al Medio Oriente in un orizzonte che annulla qualsiasi confine poiché, il loro agire, è comune. E si compone delle stesse movenze, si anima attraverso la medesima lotta. È la resistenza alla violenza degli elementi, alla durezza dell’esistenza, al disordine che passa sopra le teste di noi tutti. È la difesa della terra, nell’accezione più aspra, minacciata in un caso dagli insediamenti israeliani, che pretendono di cancellare le tradizioni beduine – dall’altro dalle basi militari americane che trasformano il territorio in campi da guerra.

Al centro di tutto uomini primordiali portano avanti un lavoro durissimo, talvolta spietato, che rimanda all’origine del creato. Costretti a fuggire dinanzi alla furia delle intemperie, votati alla ricerca dell’acqua, forzati a spostamenti estenuanti e inimmaginabili che mettono a rischio le loro vite, non cedono neppure alle pretese di quanti li vorrebbero estinti.

Alla fine saranno loro a governare l’immane Caos che tutto sovrasta poiché l’eternità è il solo tempo che conoscono. “Pass on and gaze upon the past“, le parole di Lord Byron chiudono il racconto e ogni ipotesi di dubbio sul perpetrarsi della Storia.

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