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‘Fear Street: Prom Queen’: cosa funziona (e cosa no)

Il nuovo spin-off slasher anni Ottanta della saga targata Netflix

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Il quarto capitolo della saga di Fear Street (Prom Queen) tratto dai romanzi dello scrittore R.L. Stine, approda su Netflix trascinandoci a fine anni Ottanta. Arriva come spin-off, non direttamente collegato alla trilogia del 2021.

Nel cast troviamo India Fowler (Lori Granger), volto emergente già visto nella serie HBO The Nevers (2021), qui protagonista assoluta del film. Alla regia, invece, c’è Matt Palmer, che ha già diretto Calibre (2018), un film thriller molto noto e discusso su Netflix.

Di che cosa parla Fear Street: Prom Queen?

Alla Shadyside High School si avvicina la notte del ballo scolastico, durante la quale la vincitrice potrà aggiudicarsi il titolo di Prom Queen. In gara ci sono cinque ragazze, tutte determinate a conquistare la corona. Ma quella che sembra solo una normale competizione si trasformerà presto in un massacro, quando una dopo l’altra inizieranno a morire in circostanze misteriose.

Un’ambientazione interessante, ma non basta

Fear Street: Prom Queen si presenta come un film adolescenziale da ogni punto di vista, ma a differenza dei precedenti pecca fin da subito di originalità e contenuto, offrendo un prodotto che non ha davvero nulla di nuovo.

La trama banale è forse il brutto preludio di un film estremamente prevedibile e, a tratti, scritto male, con dialoghi spesso privi di senso logico e utilità. Il tutto si scontra con un’ambientazione anni ’80 visivamente piacevole, che cerca di richiamare i grandi slasher di quell’epoca, senza però riuscire a raggiungerne l’efficacia.

Le luci, i colori e quel rosso costante che attraversa tutti gli elementi ambientali intorno ai personaggi arrivano fino all’antagonista, anch’egli vestito con una tunica rossa e una maschera nera che rende anonimo il volto (antagonista che richiama l’estetica di Aka Manto, una delle creature più spaventose del folklore Giapponese).

Un teen horror che diverte, ma non convince

È piacevole vedere nel cast tanti attori emergenti mettersi in gioco, anche se la loro resa non è un punto a favore né a sfavore, complici le scelte di sceneggiatura che non concedono grandi margini di sviluppo.

Ciò che però brilla piacevolmente in questo film, partendo dal fatto che sia un prodotto con poche pretese, è il divertimento che riesce a regalare, permettendo di arrivare quasi con tranquillità alla fine. Il ritmo è incalzante e le scene violente, viste le premesse e il tono adolescenziale, sono sorprendentemente crude e forti, evidenziate dal netto contrasto che il film crea con il pubblico a cui si rivolge.

Nulla a che vedere con i tre precedenti, nonostante si tratti di uno spin-off e quindi non collegato direttamente. È naturale aspettarsi da questo film qualcosa di simile a quanto visto in precedenza, ma si conclude con il fatto che è un prodotto pensato esclusivamente per chi vuole divertirsi in compagnia, senza cercare qualcosa di impegnativo, emozionante o che possa piacere su più fronti.

Editing Giulia Radice.

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