Giornate della Luce

‘Oldtown’ di David Vermander: il sogno di vivere per sempre e la realtà del tempo che scorre

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Che cosa siamo disposti a fare pur di vivere per sempre? A questa domanda prova a rispondere Oldtown(2024), cortometraggio scritto e diretto dal regista e produttore belga David Vermander, presentato all’interno della sezione Sedicicorto nell’undicesima edizione del festival Le Giornate della Luce.

Un locus amoenus per vivere: la trama

La vicenda si svolge in una località immaginaria dal nome evocativo: Oldtown. Un piccolo paradiso per pensionati, un locus amoenus fatto di prati verdi e un ritmo lento e godereccio. Qui, la vecchiaia si colora di leggerezza tra alcol, amore, feste e una routine rassicurante. L’unico inconveniente è che ogni tanto, troppo spesso, gli anziani devono dire addio a uno di loro.

Una nuova scoperta arriva a scuotere la routine del villaggio: è stata inventata una pillola che dona l’immortalità, cosa che potrebbe cambiare le regole del gioco per sempre. Prima che sia disponibile, però ci vorranno alcuni mesi. I residenti, spinti dalla speranza di guadagnare l’eternità, decidono di mettere da parte le loro vite sregolate per abbracciare uno stile di vita sano e rigoroso.

Un ossimoro tra messa in scena e racconto

La fotografia, vivace e luminosa, accompagna lo spettatore in questo racconto agrodolce, dove l’apparente felicità si scontra con la consapevolezza di una fine sempre più prossima. In questo microcosmo, emerge il personaggio di Gilbert (Dirk van Dijck), leader carismatico della comunità, l’unico a interrogarsi profondamente sul futuro che li attende. Guardandosi allo specchio, Gilbert affronta la questione e compie una scelta: un gesto definitivo che apre a una riflessione più ampia.

In soli 14′, Vermander firma una regia attenta, ironica e mai compiacente. Oldtown riesce a parlare a tutte le generazioni, lanciando uno sguardo lucido sull’ossessione contemporanea per l’apparenza, per la perfezione eterna, per il corpo senza età. In un’epoca in cui i social impongono standard impossibili, la vera domanda diventa: si è davvero disposti a tutto pur di cristallizzare l’esistenza in un preciso momento della vita?

Forever Young: un’ode all’eterna giovinezza

A sottolineare il tono tra malinconia e speranza, la canzone Forever Young degli Alphaville chiude il cortometraggio con forza simbolica. Scelta tutt’altro che casuale, come racconta lo stesso regista:

“Le scadenze di tempo mi mettono ansia. Quando mio padre è morto troppo giovane, non mi ha lasciato solo un grande dolore, ma anche molto stress. Ogni scelta – un lavoro, un figlio, un viaggio – toglie tempo ad altro, come fare cinema. Il fatto che il nostro tempo sia limitato mi ossessiona, ma volevo raccontarlo in modo positivo, allegro, colorato. E cosa c’è di meglio di un cast tutto over 65 nel loro ‘ultimo viaggio’… o forse no? Una riflessione su chi vuole vivere per sempre. Magari un giorno sarà davvero possibile!”

Con Oldtown, David Vermander invita a riflettere sul senso del tempo, della scelta e dell’illusione dell’eterna giovinezza, chiedendoci se non sia adesso il momento di vivere davvero, prima che il tempo scada.

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