Unarchive

Klára Tasovská: tutto sulla genesi di I’m Not Everything I Want To Be

Published

on

I’m Not Everything I Want To Be, l’opera di Klára Tasovská, figura nel Concorso Internazionale dell’UnArchive Found Footage Fest, precedentemente introdotta alla 42° edizione del Torino Film Festival. La visione del film ha contribuito alla conoscenza di due straordinarie artiste donne: la regista Klára Tasovská e Libuše Jarcovjáková, fotografa ceca su cui è incentrato il lungometraggio che esplora luoghi, tempi ed interiorità di una donna coraggiosa, fragile e determinata a raggiungere i propri obiettivi.

Con Alina Marazzi (direttrice artistica del festival insieme a Marco Bertozzi) in vesti di moderatrice, il Cinema Intrastevere di Roma ha ospitato l’intervento della regista ceca Klára Tasovská, che ha preceduto la proiezione del 27 maggio di I’m Not Everything I Want To Be

La realizzatrice del film ha parlato della genesi e di come poi si è sviluppato il processo di creazione, tra la copiosità del materiale a disposizione ed alcuni problemi che si sono presentati.

Come emerge Libuše Jarcovjáková?

La regista spiega che tutto nasce da un riconoscimento ottenuto in Francia, precisamente ad Arles, dove Libuše Jarcovjáková ha finalmente brillato come la star che sognava di essere da decenni. La 50a edizione del festival fotografico Rencontres d’Arles ha ospitato la sua mostra “Evokativ”, allestita nella chiesa di Sant’Anna, una delle sedi principali del festival, dove ha selezionato 220 fotografie.

Queste scatti risalgono agli anni tra il 1970 e il 1989 nella Cecoslovacchia comunista, durante un periodo buio di oppressione politica e mancanza di libertà personale. Ma non era così per Jarcovjáková. I suoi scatti raccontano la libertà ed esprimono fluidità.

Dalla mostra, alla televisione, al grande schermo…

Dopo aver coronato il sogno di un riconoscimento del suo lavoro di fotografa, svolto nell’arco di tutta la sua vita, arriva un’altra bella notizia: la televisione ceca contatta la regista Klára Tasovská, per realizzare un film sull’artista di Praga e contribuire alla diffusione del suo nome in tutta la Repubblica Ceca, che precedentemente ne ignorava l’esistenza. Tasovská accetta, ma dopo aver terminato la commissione, rimane così folgorata dalla storia, che decide di creare qualcosa di suo per omaggiare la tenacia della fotografa.

Un potente sodalizio

Tasovská e Jarcovjáková decidono di collaborare: Libuše è ormai irrefrenabile e dopo aver tentato per una vita di emergere, adesso sta vivendo il sogno di farsi conoscere da quante più persone possibili. La donna ha anche aperto una sua pagina Instagram, come ricorda la regista durante l’intervento. 

Un archivio che chiedeva di essere usato

Tornando alla nascita della collaborazione, si presenta dapprima un ostacolo: scoppia in tutto il mondo la pandemia Covid. Sono tutti costretti a rimanere chiusi in casa, ma Jarcovjáková non perde tempo e inizia a scannerizzare tutti i negativi.

Ha documentato tutta la sua vita attraverso foto e diari, ed in questa immane quantità di materiali, la regista ha trovato terreno fertile per ricostruire l’archivio della sua vita personale. Stiamo parlando di più di 70 000 foto: un vasto archivio disorganizzato che la regista ha domato per partorire non solo le intense vicende di vita di Libuše, ma anche un quadro storico degli eventi accaduti in quel determinato periodo. 

Cosa succede se si uniscono montaggio, musica e voice over?

Il pezzo forte di questo film è sicuramente il montaggio, per cui racconta la regista, ci sono voluti 2 anni con 8 ore al giorno di lavoro. Il risultato? La magistrale unione di musica e voiceover della stessa fotografa, che letteralmente anima ogni singolo scatto e dona la piacevolissima illusione di poter vedere con i propri occhi delle “foto in movimento” che dipingono la storia di Libuše Jarcovjáková, in modo cronologico e organizzando il vissuto in capitoli spazio-temporali.

Exit mobile version