Mubi Film

‘Generazione romantica’, viaggio nel cinema realista di Jia Zhangke

Published

on

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024, Generazione romantica (2024) è l’ultimo film di Jia Zhangke – rappresentante della sesta generazione di registi cinesi – distribuito nelle sale italiane da Tucker Film dal 17 aprile 2025 e ora disponibile su Mubi.

Generazione romantica (Caught by the Tides nella traduzione inglese) è realizzato per due terzi a partire da materiale preesistente, raccolto dal regista nell’arco di vent’anni, dal 2001 al 2023. Il materiale risale principalmente alle produzioni di Unknown Pleasures (2002) e Still Life (2006), di cui Zhao Tao – collaboratrice di lunga data e compagna del regista – è protagonista, mentre l’ultima parte è stata girata nel 2023 unicamente per il film, nell’arco di circa sessanta giorni. Qiao Qiao (Zhao Tao) costruisce la continuità narrativa del film, nell’itinerario di viaggio attraverso la Cina alla ricerca di Guao Bin (Li Zhubin). La linea temporale, ricostruita a partire dalla discontinuità del materiale filmico accumulato dal regista, restituisce le trasformazioni avvenute nel paese negli ultimi vent’anni.

Caught by the Tides

Generazione romantica si apre nel 2001, dopo l’ammissione della Cina all’Organizzazione mondiale del commercio. Datong, città mineraria nel nord della Cina, è il primo desolato paesaggio rappresentato nel film. Un tempo fiorente polo industriale, è il luogo in cui è ambientata la relazione tra Qiao Qiao – ballerina, cantante e indossatrice – e l’affarista Guao Bin. In una delle prime sequenze del film, un uomo racconta della sua intenzione di trasformare il vecchio palazzo della cultura in disuso in un ritrovo per gli anziani della comunità, minatori in pensione e donne disoccupate.

What should I do?

Su un muro all’interno dell’edificio si legge: “Musica, canto, ballo, tè: un assaggio della bellezza del mondo”. Saranno le donne a mandare avanti il centro, pagando per esibirsi nel repertorio dell’opera Shanxi e ricevendo a loro volta una somma dagli spettatori. La colonna sonora, con l’alternanza di successi pop e brani d’opera Shanxi, trova un immediato equilibrio stilistico: la regia di Jia Zhangke, caratterizzata dall’uso del piano sequenza, è in linea con le convenzioni dell’opera teatrale filmata. Il contenuto sociale dell’intera opera del regista, pur essendo denso di rimandi all’estetica pop, è racchiuso nella staticità delle inquadrature che caratterizza il cinema classico. Così, al realismo dei paesaggi urbani e naturali si alternano le scene alienanti nei dance club, che non mancano di una certa enfasi teatrale.

So close yet so far

La città di Datong si fa testimonianza della contraddittorietà insita nel racconto storico del paese. Sebbene le colossali statue di Buddha delle grotte di Yungang – realizzate durante la Dinastia Wei nei pressi di Datong – non compaiano nel documentario, è la piccola statua di un astronauta che ricorre sia all’inizio che alla fine del film. Ricapitolando quasi un quarto di secolo – insignificante se confrontato con i secoli che separano la Dinastia Wei dal presente, ma più che significativo in rapporto all’arco di una vita umana – il film è un racconto ciclico che si apre e si chiude sul monumento dell’astronauta. Il passato e le aspirazioni della Cina convivono nel film, riflettendosi anche nella varietà dei supporti usati per le riprese, dal 16mm al video digitale.

Quando Guao Bin si allontana dalla compagna per fare fortuna sfruttando il progetto Tre Gole con la promessa di tornare a cercarla, Qiao Qiao non si rassegna alla separazione. Lascia anche lei lo Shanxi per raggiungere la provincia di Hubei, percorrendo il Fiume Azzurro lungo il tratto interessato dalla costruzione della diga delle Tre Gole. Il progetto della diga, completato nel maggio 2006, è stato contestato sia per l’impatto ambientale che sociale. Jia Zhangke affronta questo tema nel film Still Life, ambientato nella contea di Fengjie, che ha visto lo smantellamento di numerosi centri urbani e l’evacuazione di oltre un milione di persone.

I am here from Datong looking for you

La comunicazione tra i due protagonisti si svolge a distanza, principalmente tramite i messaggi che Qiao Qiao invia a Guao Bin, nel tentativo di rintracciarlo. Come didascalie di un film muto, i messaggi di testo di Qiao Qiao compaiono sullo schermo non solo durante lo scambio a distanza, ma anche al posto delle sue parole durante l’incontro tra i due, o per rappresentarne i pensieri.

In Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica, Jurij M. Lotman sottolinea come “le parole hanno la tendenza ad agire come immagini. Prova ne è che, nelle didascalie del film muto, i caratteri tipografici diventano elementi stilistici significativi: l’ingrandimento delle lettere, per esempio, è recepito come segno iconico equivalente all’aumento del tono della voce”. Stando a questa interpretazione, le didascalie presenti in Generazione romantica, nella brevità del testo e nella dimensione ridotta dei caratteri tipografici, risuonano come il sussurro di una voce fuori campo.

Raccontato come il ritratto di un paese mediato da una storia d’amore, Generazione romantica mette in scena una relazione che si discosta tanto dal rassicurante stereotipo dell’amore cinematografico quanto dalle dinamiche relazionali ordinarie. La scelta di un’interazione silenziosa tra i protagonisti – talvolta indistinguibile dai pensieri di Qiao Qiao, al punto da far dubitare che il dialogo stia effettivamente avvenendo – sembra alludere alla distanza emotiva e fisica tra gli individui, una condizione che negli ultimi vent’anni si è progressivamente acuita, raggiungendo il culmine nel periodo della pandemia di COVID-19, evocato nell’ultima parte del film.

Nell’intervista rilasciata a Jordan Cronk per Film Comment, Jia Zhangke ha descritto così gli espedienti adottati in sostituzione dei dialoghi.

“Era un buon modo per rappresentare il fatto che, nella società cinese, esiste un tipo di persona di poche parole. Non perché non abbia nulla da dire, ma perché ha così tanto da dire da non sapere da dove cominciare. È proprio questa la sensazione che volevo trasmettere: che lei abbia vissuto così tanto, che abbia così tanto da dire, ma che scelga di tenerselo dentro. Volevo che questo diventasse un espediente per lo spettatore, affinché non si affidasse solo alle parole, che spesso rendono le cose troppo concrete. Volevo invece che prestasse attenzione ai segnali visivi e sonori presenti nelle immagini – che cogliesse ciò che non viene detto”

Il cinema realista

Sarà l’ampio respiro possibile grazie a “ciò che non viene detto” il pretesto, per Jia Zhangke, di raccontare la Cina degli ultimi vent’anni aggirando la censura del governo. Questo tipo di cinema realista, capace spesso di trascendere la necessità, nello spettatore, di un background del contesto rappresentato, si ispira alle opere di Yasujirō Ozu, Hou Hsiao-hsien e al neorealismo italiano. Non a caso, in queste opere la dimensione urbana è quella privilegiata e i protagonisti, inquadrati nei panni della banalità del quotidiano, interagiscono con il mondo circostante non diversamente da come saprebbe fare una persona reale.

Nel viaggio di Qiao Qiao il punto di vista della narrazione – che nel cinema è tipicamente affidato al racconto verbale – è reso dalla successione di immagini in modo da esprimere due piani sovrapposti: emotivo e personale (la relazione tra Qiao Qiao e Guao Bin), e sociale (la funzione documentaristica che, in questo caso, esprime il punto di vista del contesto sociale). Ancora una volta, il cinema di Jia Zhangke è risolutivo in se stesso: la qualità realistica del documentario è integrata da una componente intimista, e nell’osservazione di contesti sociali complessi, l’alto grado di astrazione richiesto allo spettatore e l’estraniamento che ne deriva sono attenuati dalla dimensione emotiva e personale.

Exit mobile version