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‘La figlia del Bosco’, La natura si vendica nel nuovo film di Mattia Riccio

Un thriller horror che intreccia elementi psicologici e tematiche ambientaliste

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La Figlia del Bosco segna l’esordio di Mattia Riccio alla regia di un lungometraggio, presentandosi come un thriller horror che intreccia elementi psicologici e tematiche ambientaliste.

Il film si avventura in un territorio narrativo che mescola il mistero del folklore con la tensione dell’horror, cercando di costruire un’atmosfera avvolgente e suggestiva. La storia ruota attorno al legame conflittuale tra uomo e natura, ponendo al centro della vicenda un bosco che non è solo sfondo, ma un vero e proprio personaggio, intriso di pericoli e segreti.

La figlia del bosco: La narrazione

La storia segue Bruno, un cacciatore esperto interpretato da Davide Lo Coco, che, dopo una battuta di caccia in una foresta sconosciuta, perde l’orientamento e non riesce a ritrovare la via del ritorno. Al calare della notte, un inquietante canto femminile lo attira verso una casa nascosta tra gli alberi, dando il via a una serie di eventi che, però, non riescono mai a caricarsi di una tensione effettiva.

La narrazione si sviluppa intorno al concetto di eco-vengeance (let. “punizione ecologica”- è un concetto che esprime la ribellione della natura nei confronti dell’uomo, di cui mette a repentaglio la vita), presentando una natura matrigna che si vendica contro coloro che non la rispettano. Sebbene l’idea di fondo sia interessante, le dinamiche narrative risultano spesso forzate e la gestione del tempo, nel racconto, poco equilibrata, con scene dilatate e dialoghi più che altro informativi che finiscono per risultare prevedibili e privi di mordente. Il rapporto tra Bruno e la natura ostile che lo circonda non viene esplorato con la dovuta profondità, limitando il protagonista a reazioni piuttosto passive agli eventi che condannano l’arco narrativo a uno sviluppo pressappoco inesistente. La minaccia rappresentata dal bosco e dalle misteriose presenze al suo interno, per questo motivo, rimane sempre in superficie, senza mai trasformarsi in un reale pericolo che possa far provare paura o angoscia anche allo spettatore.

L’intento di Riccio è chiaro: contrapporre gli spazi aperti agli interni claustrofobici. Il film dimostra un grande amore per le ambientazioni naturali, con riprese suggestive che, seppur non sempre efficaci, riescono a trasmettere un senso di mistero e isolamento. La scelta di girare in un’area boschiva autentica, con una fotografia che cerca di valorizzare i contrasti tra luce e ombra, contribuisce a creare una cornice visiva affascinante. Inoltre, il tentativo di inserire un sotto-testo ecologista è apprezzabile, così come l’intenzione di richiamare le atmosfere del folklore italiano.

La figlia del bosco: intrattenimento e riflessione

Nonostante le difficoltà nella costruzione di una cornice angosciante, alcuni momenti del film riescono comunque a comunicare un senso di inquietudine latente, specialmente nelle scene più silenziose. Questi aspetti suggeriscono che Riccio possieda una visione artistica manifesta e che, con maggiore esperienza e una gestione più solida della narrazione, potrebbe riuscire a realizzare opere più mature e incisive.

La Figlia del Bosco si inserisce in un filone cinematografico che mira a coniugare intrattenimento e riflessione, utilizzando il genere horror per veicolare messaggi di denuncia sociale e ambientale. Prodotto da Vinians Production e distribuito da Minerva Pictures, il film uscirà il 7 aprile 2025.

Il cast, oltre a Davide Lo Coco, include le giovani attrici romane Giulia Malavasi e Giorgia Palmucci, insieme alla napoletana Angela Irene Potenzano.  

 

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