Euro Balkan Film Festival
Punk e dannunziana: la rievocazione pop di ‘Fiume o morte!’
Il racconto storico e sorprendentemente moderno dei sedici mesi di occupazione italiana che hanno reso Fiume un crocevia di popoli e culture
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5 giorni agoon
Fiume o morte!, vincitore del Tiger Award al Rotterdam International Film Festival e presentato in concorso all’8a edizione dell’Euro Balkan Film Festival di Roma, è un’opera unica e sorprendente che, parafrasando il suo regista, Igor Bezinović, prende la storia e la fa racconto.
Era il 12 settembre del lontano 1919 quando Gabriele D’Annunzio, accompagnato da una legione di circa trecento soldati, invase la piccola ma strategica città portuale di Rijeka, Fiume, con l’intento annetterla al Regno d’Italia in quella che è tuttora considerata una delle occupazioni più peculiari di sempre.
Forte dell’ampia copertura mediatica del tempo, voluta dal Vate stesso, il regista fiumano Igor Bezinović rievoca, negli spazi urbani di una moderna Rijeka, quel periodo anomalo della sua storia, componendo sequenze vibranti e dai toni allegorici, servendosi dell’appassionata recita dei suoi concittadini, in un continuo dialogo anacronistico tra le figure storiche del passato e le tematiche del presente, nel ricordo di una tragedia, solo in parte, sventata.
Dalla Fiat 3A rossa con cui D’Annunzio, presumibilmente, fece il suo ingresso, tanto trionfale quanto grottesco, a Fiume, fino alle celebri ‘cinque giornate’ e alla sanguinosa guerriglia per le strade della città; Fiume o morte! sfrutta la leggerezza di una rievocazione storica per riflettere sulle conseguenze del nazionalismo estremo nell’Europa di un secolo fa, il quale, non troppo silenziosamente, sta facendo il suo ritorno.
Proprio in occasione della kermesse romana dedicata al cinema dei Balcani abbiamo conversato con Bezinović a proposito del film.
Dare colore al passato più buio
Raccontare una storia come quella dell’occupazione di Fiume è un affare piuttosto spinoso. Si tratta di una vicenda più oscura e articolata di quanto la memoria storica abbia voluto far credere ed è necessario imboccare una delle tante strade possibili, scegliere un punto di vista e mantenerlo fino in fondo. Bezinović palesa la sua visione sin da subito, introducendo la città protagonista tramite le voci dei suoi abitanti, i quali, dando risposte schiette, sincere, gettano le basi per un ragionamento nuovo e differente, per lo meno per noi in quanto italiani. Il film Suscita inizialmente una reazione divertita, che si trasforma ben presto in pensieri più articolati, riguardo ciò che siamo stati.
“L’ironia nell’arte è sempre esistita. La combinazione tra politica e commedia non l’ho certo inventata io. Mi diverte vedere come molte persone facciano fatica ad accettare che una storia del genere possa essere affrontata anche con ironia. Stanley Kubrick ha realizzato Il dottor Stranamore poco dopo Hiroshima, ed è un film profondamente ironico. L’ironia è un modo per difenderci, per salvarci dalla serietà della vita.”
Nei primi dieci minuti di film, contraddistinti da un taglio quasi televisivo per mezzo dell’apparente semplicità di una vox populi, viene detta una cinquantina di volte la parola ‘fascista’ ed è naturalmente associata al nome di Gabriele D’Annunzio, colui che in Italia è conosciuto come un grande poeta e figura quasi trascendentale. Da questa profonda differenza capiamo cosa resta, nella Fiume odierna, di quei sedici mesi lontani.
E così il trauma viene affrontato, dai dettagli cicatrizzati delle strade di Rijeka che trasudano storia si passa agli spazi più intimi di un vecchio edificio, il quale diventa il set per ‘preparare’ il cast alla messa in scena. Conosciamo uno per uno gli attori improvvisati che vestiranno i panni degli eroi (e anti-eroi) di questa storia, mentre altre voci, in un esotico quanto familiare dialetto fiumano, illustrano i passaggi chiave dell’occupazione.
Fiume o morte! (Igor Bezinović, 2025)
“Il film è costruzione e ricostruzione allo stesso tempo. Mi interessava non soltanto ricreare una verità unica, ma mostrare agli spettatori che la storia è sempre una costruzione. Ho svolto un grande lavoro di ricerca, collaborando con storici italiani, croati e di altre nazionalità: tutto parte dai fatti, ma allo stesso tempo il film è anche un metafilm, un making of. Non volevo nascondere questo aspetto: dobbiamo ricordarci che una storia è sempre una storia in fondo, un racconto.”
Giocare con la storia per sfatare il mito
Fiume o morte! è un catino di idee in rapida successione, un susseguirsi di immagini punk sia nel concetto che nella realizzazione alternate alla loro controparte reale, rievocata dalle immagini d’archivio e ricreata dai fiumani. Oltre a questo i tanti spunti ed espedienti creativi rendono il film godibile e la storia assolutamente comprensibile, senza eccedere nella tecnica, ma distinguendosi nella più autoriale sostanza. Circoscritto in una sfera recitativa a metà tra l’improvvisazione e lo spaesamento alla Wes Anderson, il film di Bezinović trova il suo punto di forza nell’autoironica franchezza con cui Fiume/Rijeka racconta se stessa, ne ritrae gli abitanti come un popolo pervaso di vitalità, creatività e un patrimonio culturale variegato che han saputo far proprio.
Questa visione stilistica funziona e lo si percepisce in primis con gli attori, al plurale, che interpretano D’Annunzio nei vari passaggi della storia, espediente volto a far cadere il mito di un uomo che diventa molti, un oggetto intercambiabile dipinto come un folle, un megalomane che da grande vuole fare il dittatore. Quello che ne scaturisce è un ritratto sfuggente, multiforme e significativo.
“Dare a D’Annunzio più volti è stata una decisione consapevole. Non volevo attribuire troppa responsabilità a un solo individuo, ma condividerla tra più personaggi. Inizialmente non sapevo che sarebbero stati tanti, lo abbiamo capito durante il processo di lavorazione. Fin dall’inizio, però, sapevo che non volevo fare un film su D’Annunzio, ma attraverso D’Annunzio: una riflessione sulle differenze tra la costruzione della storia e la storia codificata nei libri.”
Un continuo gioco apparentemente incontrollato, un esercizio di stile mai fine a se stesso ma utile alla narrazione, una velata critica al presente e un’esorcizzazione del passato. Come un rito dal sapore tribale, i fiumani affrontano il ‘demonio’ prendendolo a mazzate come fosse una piñata.
Fiume o morte! (Igor Bezinović, 2025)
Viverlo sulla propria pelle: le mille vite di una Jugoslavia mutaforme
A rendere ancora più interessante la ricerca di una chiave di lettura di Fiume o morte! è il vissuto del suo regista, Igor Bezinović, nato e cresciuto in un paese in perenne evoluzione, plasmato da un’ideale di vita mai cristallizzato, caparbiamente instauratosi anche nella sua idea di cinema: perchè lo sguardo sul mondo non può essere banale se: “all’età di sei anni dovevamo giurare di sviluppare fraternità e unità e combattere per le idee di Tito. Un anno dopo, la Jugoslavia si dissolse, la guerra iniziò e cominciammo a vivere sotto il capitalismo, in un paese che ora si chiama Croazia”.
Tradizione e modernità convivono in un paese che ha saputo distinguersi negli ultimi decenni, dalla scena musicale a quella culturale, dallo sport al turismo; la Croazia di oggi, quella in cui Bezinović è cresciuto artisticamente, ha poco a che vedere con il proprio tumultuoso passato, seppure lo ricordi vividamente.
“Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura nel 2015, e il mondo era piuttosto diverso rispetto a oggi. Ho studiato filosofia e sociologia, quindi possiedo strumenti per analizzare la società, e sapevo che avrei potuto applicarli al racconto. Ma non c’era un’intenzione diretta di parlare dell’attualità: non mi veniva naturale allora, come potrebbe invece essere se lo facessi oggi”
Fiume o morte! non è facile da inquadrare in un genere specifico e questa è la sua forza. Il film è lo specchio della visione dei fiumani su quegli oscuri eventi di un secolo fa e lo stile, punk e coraggiosamente teatrale, trova le sue fondamenta in una cultura unica e radicata.
Fiume o morte! (Igor Bezinović, 2025)
Lo dimostra il suo celebre carnevale, fulcro della socialità e dell’estrosità di un popolo mutevole per necessità e per diletto.
“Ho scelto di chiudere il film proprio con il carnevale, perché racchiude perfettamente il carattere della città: ironico, ma anche politico. Rijeka è una città carnevalesca per natura; la gente è abituata a travestirsi, a cambiare maschere. È un simbolo della sua identità e della sua libertà.”
Un altro punto di vista su “Fiume o Morte!”
Bezinović inquadra perfettamente il sentimento popolare e pone delle domande su ciò che, universalmente, può essere considerato giusto in un determinato momento storico, palesando come la realtà venga costantemente plasmata dal costrutto sociale e la memoria non sia altro che un’arma da sfruttare e reinventare a proprio vantaggio. Così nel cinema, come nella vita.