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‘Bad Sisters 2’: la recensione della serie Apple
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6 mesi agoon
Tornano le irresistibili sorelle Garvey, pronte ad affrontare col solito indomabile spirito irish nuove difficoltà e il più indicibile dei dolori. La seconda stagione della fortunata dark comedy creata e interpretata da Sharon Horgan, è in streaming su Apple TV+.
Bad Sisters la recensione della serie Apple
Bad Sisters 2. La storia
È passato qualche anno dalla morte del terribile cognato/marito John Paul Williams (uno che a mascolinità tossica non aveva niente da invidiare al Nino Sarratore dell’Amica geniale) e sembra che le indomite sorelle Garvey abbiano voltato pagina.
La capofamiglia Eva (Sharon Horgan) ha lasciato senza grandi rimpianti il lavoro. L’infermiera Ursula (Eva Birthistle) si è invece separata dal marito (e con qualche rimpianto, in effetti), la scorbutica Bibi (Sarah Greene) sta pensando seriamente di allargare la famiglia insieme alla paziente consorte Nora e la briosa Becka è incasinata come sempre. Anche stavolta la delicata Grace (Anne-Marie Duff) si rivelerà essere il motore drammatico della vicenda, tra un secondo marito sfuggente e nuove amicizie fin troppo entranti.
La recensione di Bad Sisters 2
Ispirandosi alla serie belga “Clan”, l’attrice e showrunner Sharon Horgan trasferì nella sua Irlanda la vicenda di abusi domestici con vendetta privata, raccontando quello che sembrava materiale perfetto per un dramma assoluto in un’irresistibile chiave da black comedy. Un Bafta, un Peabody e qualche candidatura agli Emmy dopo, era scontato che a Horgan & co. chiedessero un bis. Anche se, per esempio, l’originale (ideato da Malin-Sarah Gozin) si è fermato alla prima stagione.
Ancora una volta i paesaggi di cui in molti si sono innamorati fanno da sfondo ad una vicenda che mescola con disinvoltura comico e drammatico. Horgan, coi suoi fidati co-sceneggiatori Dave Finkel e Brett Baer e l’aiuto di una squadra di registi rodati (ricordiamo almeno Dearbhla Walsh che ha nel curriculum anche un’ammirata riduzione della dickensiana “Piccola Dorrit” e aveva già partecipato alla stagione 1), riprende le (dis)avventure del clan Garvey qualche tempo dopo. E, già dall’inizio in notturna con le quattro eroine dirette verso una scogliera per sbarazzarsi di un “carico” che si disvelerà piuttosto scottante, si capisce velocemente che la serenità riconquistata è, se non apparente, fuggevole.
Questo nonostante le nostre stavolta nella prima puntata non siano alle prese con un funerale ma con un matrimonio. Grace infatti ha deciso di convolare a nuove nozze e lo sposo Ian (Owen McDonnell, già marito perplesso di Sandra Oh in Killing Eve) sembra assolutamente agli antipodi del per nulla rimpianto John Paul. E anche la figlia adolescente Blanaid (Saise Quinn) sembra gradire questa nuova presenza in famiglia.
La tranquillità, prevedibilmente, dura poco. Vecchi scheletri nell’armadio (quasi letteralmente, anche se non si tratta propriamente di armadi) vengono fuori, indagini lasciate in sospeso sono riprese e la povera Grace si godrà ben poco la ritrovata felicità domestica. Un nuovo dramma incombe sulla vita delle protagoniste e rimettere a posto i pezzi sarà difficilissimo, malgrado lo spirito indomito che caratterizza le sorelle.
Una sfida non semplice
Per quanto sia indubbiamente piacevole seguire le vicende di questo gruppo di sorelle brillanti ma pasticcione, umanissime, incasinate ma lontanissime da quella visione negativa di cui il defunto cognato era un impeccabile portabandiera (perché sostanzialmente incapace, se non di vedere, di apprezzare la luminosità delle protagoniste), la nuova stagione, nonostante l’energia delle attrici, in grandissimo spolvero, ha perso un po’ di quella freschezza che era stata una delle chiavi del successo.
La showrunner e i suoi collaboratori alzano il tiro arrivando anche a sacrificare uno dei personaggi più amati senza raggiungere un risultato all’altezza della prima stagione. L’antagonista stavolta è una figura meno riconoscibile e questo se da una parte permette di giocare con l’effetto sorpresa, sposando l’idea di una società in cui tutto non si può immediatamente ridurre a bianco o nero. Dall’altra ci toglie il piacere di un personaggio immediatamente disprezzabile.
Questo ci porta a parlare di quello che resta il più forte tra i nuovi personaggi: Angelica Collins, interpretata dalla sempre portentosa Fiona Shaw. Introdotta come sorella del soave ex vicino Roger (Michael Smiley), ancora innamorato senza speranza di Grace. Timorata di Dio, attivissima in parrocchia, Angelica si presenta come amica devota di Grace per poi rivelarsi un vero e proprio vampiro energetico ma troverà nelle sorelle Garvey delle avversarie molto dure. Se siete fan di Daryl McCormack, vi farà piacere sapere che Becka incontrerà nuovamente l’ormai ex assicuratore Matthew. Il principio che si possa lasciare un lavoro che non segua le vere inclinazioni evidentemente sta a cuore all’autrice visto che caratterizza anche il personaggio di Eva, la protagonista. Anche se ad onor del vero il plot non gli riserva un’attenzione molto speciale.
La sorellanza resta l’elemento chiave, incarnato ovviamente in primis dalle protagoniste ma anche da alcuni personaggi secondari, in particolare dalla nuova detective Houlihan (l’attrice di origini cinesi Thaddea Graham). Una recluta che deve faticare non poco per guadagnarsi un posto al sole in mezzo a colleghi uomini, in primis il quasi pensionato Laffin (Barry Ward), ancora più appassionato al golf che non alle indagini, cui è stata affiancata. Verrà da lei un inatteso ma fondamentale aiuto. In questo sentimento di slancio e supporto reciproco, Sharon Horgan vede la chiave per affrontare gli ostacoli della vita, oltre che ad un nuovo senso di resilienza conquistato non senza fatica con cui le protagoniste salutano il loro pubblico. Chissà se per l’ultima volta?