Disponibile integralmente – 7 episodi – su Prime Video, dal 16 maggio, la seconda stagione di Outer Range prosegue le enigmatiche vicende della famiglia Abbott. Protagonisti della serie, ideata da Charles Murray, sono ancora Josh Brolin, Imogen Poots, Lily Taylor, Will Patton, Lewis Pullman e Tom Pelphrey.
Dopo aver gettato le basi con la prima stagione, il secondo capitolo tenta di ricomporre il puzzle, tassello dopo tassello. L’atmosfera, sempre in bilico tra mistero e sci-fi, resta uno dei punti di maggior interesse, sebbene renda la fruizione piuttosto difficoltosa. Il grado di attenzione deve essere alto, al fine non solo di comprendere, ma anche di seguire quanto accade sullo schermo. Una piccola curiosità: Brolin ha diretto il penultimo episodio di questa seconda stagione, segnando il suo debutto alla regia.
Royal (Brolin) scopre un piccolo dettaglio, una cicatrice sulla fronte, che lo induce a pensare che Autumn (Poots) sia in realtà sua nipote Amy, incredibilmente in versione adulta. La bambina, nel frattempo, è scomparsa da qualche giorno, e la nonna, Cecilia (Taylor), non si dà pace al pensiero che possa esserle accaduto qualcosa di brutto. Anche di Perry (Pelphrey), figlio maggiore di Royal e Cecelia, e padre di Amy, si sono perse le tracce, in seguito a un litigio con la famiglia.
Mentre le ricerche proseguono, si infittisce il mistero che circonda la loro terra, presa di mira da Wayne Tillerson (Patton), che deve però anche occuparsi del figlio in ospedale. L’unico che sembrava averne abbastanza, deciso a lasciarsi tutto alle spalle, è Rhett (Pullman), ma la situazione famigliare lo costringe a tornare sui suoi passi e a mettere in pausa la storia con Maria (Isabel Arraiza).
Una trama non lineare che tiene alta la tensione
Raccontare la trama della serie appare complicato e, sicuramente, poco efficace, poiché non si riesce a renderne la potenza narrativa. Per cui si sappia solo che, in questa seconda stagione di Outer Range la suspence e la tensione continuano a giocare un ruolo di primo piano. Tutto è ancora sospeso, i misteri avvolgono storie e personaggi, per quanto si sia giunti alla conclusione che la chiave di volta appartiene all’universo dello sci-fi.
Il buco senza fondo collega due (o più?) realtà, separate dal tempo ma non dallo spazio, mentre le figure che le popolano sono le medesime. Ma qual è il significato della sua presenza? Chi lo ha creato? E perché proprio lì? Le domande sono parte intrinseca della serie Prime Video, sviluppata su un doppio binario tanto accattivante quanto complesso.
La chiave sci-fi sempre più presente
Sembra che ormai qualsiasi genere possa essere – e venga – contaminato da una scia di fantasy o fantascienza. Si veda per esempio il recente Dark Matter di Apple TV+, che parte da una base drammatica e vira verso qualcosa di diverso, facendo pensare alle opere di David Lynch. I simbolismi incuriosiscono e i segreti coinvolgono, ma a livello di fruizione si richiede uno sforzo in più. Nella speranza che si possa essere premiati con un finale all’altezza delle aspettative.
La seconda stagione di Outer Range parte dando l’impressione che le fila inizino a venir tirate, in previsione di una risoluzione finale, non senza prima buttare altra carne al fuoco. Il che fa temere, ma anche entusiasmare. E se visivamente lo show ostenta una forza e una visceralità importanti, dal punto di vista tematico va ad affrontare la quotidianità di una famiglia e dei singoli componenti, alle prese con responsabilità, scelte, sacrifici.