All my puny sorrows racconta la vicenda di due sorelle cresciute in una comunità mennonita. Elfreida “Elf” (Sarah Gadon) è una pianista di successo, con un marito che la ama e una tournée in procinto di iniziare, mentre Yolanda “Yoli”(Alison Pill) è una scrittrice in crisi creativa, alle prese con un divorzio e una figlia adolescente. A causa di una forte depressione Elf decide di togliersi la vita, ma viene salvata e ricoverata in una clinica psichiatrica. Yoli è l’unica persona con cui Elf parla e si confida liberamente. Insieme ripercorrono i ricordi della loro infanzia segnati dalle rigide regole della comunità e dal suicidio del padre. Yoli tenta in tutti i modi di salvare la vita della sorella, mentre Elf fa di tutto per convincere Yoli ad assisterla nel suicidio. Nella lotta tra la vita e la morte, le due sorelle discutono dell’amore, dell’arte e del significato dell’esistenza.
Presente e passato in All my puny sorrows
Il film narra la storia di due sorelle seguendo i piani temporali del presente e del passato, due livelli che si intrecciano inesorabilmente come i temi della vita e della morte: i continui flashback sono funzionali al racconto di un vecchio dramma familiare, ma soprattutto spiegano l’origine di tanto dolore. “La sofferenza si trasmette da una generazione a un’altra” precisa Yoli a sua sorella in uno dei frequenti dialoghi che sono il vero motore del film. Infatti l’azione è interamente affidata alle battute colte e intelligenti, spesso ironiche, delle due sorelle; i dialoghi mai banali sono immediati e vivaci, mentre tutto il resto è immobile, come la neve all’esterno e come la morte che da sempre incombe sulle vite delle due donne. Inoltre le voci fuoricampo delle protagoniste si trasformano a volte in ricordi che riemergono dal passato, altre in opinioni e pensieri detti ad alta voce nel presente.
L’argomentazione della sofferenza
All my puny sorrows affida alla parola più che all’immagine, il compito di raccontare cosa sia veramente la sofferenza. Il tema del dolore è articolato in maniera argomentativa con tanto di tesi e antitesi: se da un lato la vita è sofferenza, è vero che dovrebbe essere Yoli a porre fine alla sua. I ruoli delle due sorelle si invertono, Elf consola Yoli e Yoli grida con tutta se stessa il completo fallimento della sua vita come donna, madre, moglie e scrittrice. In posizione speculare ma antitetica per scelta del destino, la madre di Yoli e Elf e la zia formano un’altra coppia di sorelle, le due “leonesse”, che hanno accettato ciò che è stato loro offerto nel bene e del male dal ciclo della vita.
Un film esistenziale
La pellicola tocca diversi temi legati all’esistenza: il suicidio, l’infelicità, l’elaborazione del lutto e l’amore. Dallo scambio di battute di Yoli ed Elf, ironico e ricco di citazioni, emerge chiaramente il potere salvifico della letteratura, l’unica strada che indica la via d’uscita per accettare l’inevitabile e la sola consolazione al male di vivere. Da D.H. Lawrence, a Samuel Coleridge e infine l’esemplificativa opera di Virginia Woolf: “Una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”.