Scritto da Biasi con Fernanda Gonzalez racconta la vicenda biografica della Gonzales, andata via da Buenos Aires.
La trama ufficiale
La linea del terminatore è un documentario sulla fuga di Fernanda Gonzalez da Buenos Aires all’Italia. Intrecciando filmati d’archivio di esplorazioni spaziali con il suo schedario personale, il film si concentra sul suo viaggio emotivo, mentre Fernanda è costretta a fare i conti con il senso di colpa per aver lasciato indietro i suoi cari.
«Tutto mi sembra una ripetizione»
Composto da immagini video e da contenuti telefonici, il documentario presentato da Biasi racconta i motivi dell’allontanamento dell’astronauta dal suo paese.
Sullo sfondo di queste immagini, la voce sofferente della donna comunica un malessere psicologico per la sua condizione.
La Gonzelez, in una serie di telefonate spiega al suo interlocutore di vivere un’esperienza di totale solitudine.
La vita nella base spaziale, la cui giornata è occupata da una serie di allenamenti, è subita e non vissuta come dovrebbe essere. Mentre gli altri appaiono felici, Fernanda è profondamente infelice. A questo si unisce il senso di colpa per aver lasciato la sua famiglia, la sua casa e, soprattutto, l’aver deluso le aspettative riposte in lei.
Tutto cambia quando incontra Stefano, un italiano con cui ha in comune la passione per l’esplorazione. Viaggiatore e amante delle montagne, è la persona che cambia la vita di Fernanda. Grazie a lui ritrova gioia e benessere interiore che le fanno vivere la separazione da Buenos Aires con tranquillità.
La linea del terminatore | Sul modo di raccontare la storia
Il documentario di Gabriele Biasi è un piccolo diario composto da video e audio che descrivono lo stato emotivo della Gonzalez. Biasi sceglie di scansionare il ritmo del racconto in base agli audio in cui la voce della donna racconta la fase della vita in cui si trova.
Un notevole archivio video permette quindi di conoscere bene la vicenda sebbene non basti ad appassionare lo spettatore alla “fuga” riportata dalla sinossi. Eppure, la sequenza iniziale e la descrizione dello stato emotivo della Gonzalez sarebbero state una buona base se ampliate. L’analisi del malessere riportato e del suo superamento, elementi ancora poco mostrati nella cinematografia, avrebbero avuto il merito di rendere questo documentario la dimostrazione che tutto può risolversi.
In conclusione, la Gonzalez appare sì come una persona che alla fine ce l’ha fatta, e per questo degna di merito, ma la poca enfasi del racconto non contribuisce al successo dell’opera.