Premiato per la miglior fotografia (Adrian Teijido) al Tallinn Black Nights Film Festival, River of desire di Sérgio Machado mette in scena una storia d’amore incredibilmente potente e carnale.
Se la trama, in sé e per sé, appare alquanto lineare e prevedibile, a fare la forza del progetto sono, quindi, i sentimenti e la loro intensità. Magistrali le prove attoriali, che danno supporto e sostanza, dove troviamo anche uno dei protagonisti dell’atteso Ferrari di Michael Mann, Gabriel Leone.
Durante uno dei suoi turni di notte, Dalberto (Daniel De Oliveira) convince il collega a rispondere a una chiamata per violenza domestica. Giunti sul luogo, si rendono subito conto di quanto accaduto, ma sono costretti a portare in centrale le due donne – una madre e sua figlia, Anaira (Sophie Charlotte) – che sono state aggredite e hanno, ovviamente, agito per legittima difesa.
Tra Dalberto e Anaira scatta qualcosa, un’attrazione particolare, che ha a che fare con la chimica, ma anche con un riconoscersi a livello più profondo. Di lì a poco, i due decidono di iniziare una storia e di intraprendere una nuova attività insieme. Era infatti tanto che Dalberto voleva lasciare la polizia, ma le responsabilità nei confronti dei fratelli, Dalmo (Rômulo Braga) e Armando (Leone), non glielo permettevano.
La morte del padre e l’incontro con Anaira segnano una svolta nell’esistenza dell’uomo. Dopo aver acquistato un’imbarcazione e aver messo su un suo giro, Dalberto si sente realizzato e felice. Sino al giorno in cui, disgraziatamente, la barca si danneggia e la necessità di denaro lo costringe ad allontanarsi da casa e dalla donna che ama.
Il fiume del desiderio che travolge ogni cosa
Ispirato a un racconto breve di Milton Hatoum, il film si nutre di suggestioni e sensazioni capaci di scavare a fondo. Mentre le vicende prendono forma, qualcosa dentro comincia a muoversi, andando a cancellare qualsiasi confine tra schermo e realtà. L’umanità messa in scena risulta vera, concreta, così come le passioni, i drammi e le vicende che la coinvolgono.
Dalberto, Anaira, Armando e Dalmo rappresentano un piccolo microcosmo, attraversato da correnti talvolta avverse, talaltra aggreganti. River of desire si compone così, idealmente, di due parti: nella prima il gruppo si stringe, nella seconda le individualità predominano. Machado tratteggia un quadro quanto più strutturato e solido possibile, dal quale emergono tutte le emozioni. Non mancano momenti di spensieratezza, a dimostrazione del realismo narrato, e che rendono la fruizione ancora più scorrevole e apprezzabile.
Una vita non è abbastanza.
L’amore travolge ogni cosa, portando scompiglio, ma restando puro. Giudizi e giustificazioni perdono valore; il tradimento e il senso di colpa divengono accettabili. A suggerire ciò che vivono i protagonisti, la canzone di Bonnie Tyler, Total Eclipse of the Heart.
Se alla solitudine e alla lontananza può essere attribuito il bisogno di avere qualcuno accanto, il desiderio è qualcosa che nasce, comunque, in maniera spontanea e che cresce in modo esponenziale. Il “fiume del desiderio” (che dà il titolo) riassume bene il concetto: l’acqua, componente essenziale, non può essere bloccata, ma solo deviata, così come il sentimento di Anaira.