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‘Voyage of Time’, viaggio nel cinema di Terrence Malick

Voyage of Time è l’omaggio di Terrence Malick alla bellezza del creato

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Voyage of Time (2016) va accolto come la preistoria di tutte le altre storie, di esseri umani e luoghi, raccontate precedentemente dal regista. Tutte quelle vite, strafottenti o tribolate, scaturiscono dal meraviglioso creato, inquinato successivamente dalla bramosia, dall’incompetenza e dall’autodistruzione dell’essere umano, come evidenziano le immagini video filmate dalla realtà contemporanea.

Sono immagini sgranate, utilizzando una semplice videocamera amatoriale, come se fossero state realizzate da un viaggiatore (alter ego di Malick), che catturano fatti comuni della vita degli uomini (feste religiose, incendi, caos urbano, ecc.). Si contrappongono alla limpidezza geometrica delle scene inerenti all’evoluzione, dando conferma di questa involuzione umana.

Voyage of Time e The Tree of Life

“Where were you when I laid the foundations of the Earth?… When the morning stars sang together, and all the sons of God shouted for joy?”

(Libro di Giobbe, 38:4-7)

È la citazione che appare all’inizio di The Tree of Life (2011) e marca come questa pellicola sia speculare a Voyage of Time.  Infatti, ambedue le pellicole contengono quel materiale e quell’idea che avrebbe dovuto formare Q, l’ambizioso progetto che Malick cominciò a pensare dalla fine degli anni Settanta: narrare solo tramite immagini la nascita della terra.

Malick costruisce The Tree of Life su due piani (microcosmo e macrocosmo), per imbastire un completo discorso su il senso della vita. Da un lato racconta la vita di Jack O’Brian (Hunter McCracken da giovane, Sean Penn da adulto) cresciuto in una famiglia bigotta (padre violento e madre religiosa), dall’altro mostra gli accadimenti dell’universo e la grandezza della natura.

La prima è un’indagine nel microcosmo familiare, che mostra come si può formare il carattere di un individuo, in questo caso schiacciato tra natura (la violenza del padre) e grazia (il temperamento della madre). Jack, nel rievocare il suo passato (dopo la morte del fratello) s’interroga sulla propria vita. Il secondo è l’esposizione del macrocosmo, di tutta l’evoluzione che ha portato a formare il mondo e gli esseri viventi, formando la terra.

La voice over

In Voyage of Time fluiscono le dirompenti immagini della nascita e dell’evoluzione terrestre occorse nel lungo trascorre del tempo. Non ci sono attori, non ci sono dialoghi ma soltanto suoni e rumori della natura. A volte interviene una voice over – di Cate Blanchett – che entra in questo flusso d’immagini. Questa voce ringrazia la madre (con riferimento a Madre Natura) tutto il creato e di perdonare i peccati di distruzione che compiono gli uomini.

È una preghiera – reiterata – che non potrà mai avere risposta, perché rivolta a un’entità metafisica. Una voce dolce, quasi da bambina, che funge da alter ego a quella del regista che vuole rivolgersi liturgicamente al creato.

La voce fuori campo è una costante nel cinema di Malick, con sempre differenti finalità. In La rabbia giovane (Badlands, 1973) è di Holly Sargis (Sissy Spacek), che ci racconta la sua vita di quindicenne, dalle violenze familiari fino all’incontro con Kit (Martin Sheen), un ragazzo di 25 anni.

Ne I giorni del cielo (Days of Heaven, 1978) le vicende sono raccontate da Linda (Linda Manz), la sorella piccola di Bill (Richard Gere), pertanto una visione dal basso e laterale. In La sottile linea rossa (The Thin Red Line, 1998), la battaglia di Guadalcanal è rievocata da otto personaggi di quella compagnia militaresca. Mentre inizialmente il narratore doveva essere Billy Bob Thorton, che registrò quasi 3 ore di narrato.

The New World – Il nuovo mondo (The New World, 2005) ha come voice over quelle dei protagonisti. Sono voci interiori che esprimono i loro pensieri e loro paure. Molto più classico l’utilizzo in The Tree of Life, poiché la voce è di Jack adulto, che rievoca la sua infanzia. Nuovamente una coralità di voci fuori campo riempie To the Wonder (2012), ma non sempre sono vere e proprie voice over, perché sovente sono soltanto sussurri, pensieri incerti.

Mentre Ben Kingsley è la voce narrante di Knight of Cups (2015), quindi un personaggio non presente in scena, al di sopra delle parti (in gioco).

La grandezza della natura

Voyage of Time, come già scritto, è un sentito omaggio a Madre natura. Benché le pellicole di Malick siano fitte di esseri umani, quello che interessa maggiormente al regista sono gli ambienti, che possono accogliere o soffocare i personaggi.

Già il suo esordio nel lungometraggio, La rabbia giovane, marcava nel titolo originale l’interesse di Malick verso i fenomeni geomorfologici. Le Badlands sono i calanchi, enormi corrosioni a “lama di coltello” createsi con il passare del tempo tramite le erosioni provocate dall’acqua.

In La sottile linea Rossa la grandezza della foresta può nascondere pericoli. Ma allo stesso tempo gli elementi naturali che la compongono possono dare requie ai soldati, come ad esempio il fiume. The New World mostra un mondo ancora incontaminato, in cui le tribù hanno rispetto verso l’ambiente che li circonda.

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