Mad Bills to Pay (or Destiny, dile que no soy malo) di Joel Alfonso Vargas è un film drammatico indipendente, realizzato in seno alla comunità dominicana di New York, già presentato a Berlino e al Sundance, che ha recentemente conquistato il premio più prestigioso del festival di Jeonju in Corea del Sud.
Mad Bills to Pay narra la storia della famiglia di Rico (Juan Collado), la sua mami (Yohanna Florentino) e la sorella Sally (Nathaly Navarro), alle prese con spumeggianti equilibri da adolescenti e discussioni accese sui trend di vita. Quando Rico scopre che la sua improbabile fidanzata Destiny (Destiny Checo) più giovane di lui e minorenne, è incinta, si intestardisce nel tenere il figlio e trascina tutta la famiglia in un netto cambio di vita.
Mad Bills to Pay, un debutto neorealista
Se possa esistere una narrativa neorealista migrante e nordamericana, Vargas l’ha scoperta. Il suo debutto alla regia è un’opera caotica e ruspante, perché questi sono i colori della comunità che ci svela con franchezza e affetto.
E se la vera abilità di un regista è quella di saper trovare un taglio narrativo anche nella pochezza degli strumenti e delle risorse, Vargas l’ha colta in pieno. La storia di questa famiglia potrebbe sembrare ordinaria, ma ci è raccontata di sbieco, spiata in piano sequenza, con pochissimi tagli e quasi come fosse una telecamera di sorveglianza. I colori sono sempre vividi e dialogano con il pubblico tanto quanto lo fa la musica, un ritmo che cambia di frequente e appunta ambienti diversi e scelte di vita…opinabili. Non si concede luce né spazio.
Il film si regge su di una sceneggiatura forte con dialoghi spontanei, urgenti, irascibili. E neanche così recitati, vista la comunità in cui si ambienta, ai margini del Bronx newyorkese, in una periferia che cammina sul filo di un burrone di catastrofe sociale.

Juan Collado in Mad Bills to Pay (or Destiny, dile que no soy malo) di Joel Alfonso Vargas, una selezione ufficiale dal Sundance Film Festival 2025. Courtesy of Sundance Institute.
Lo spaccato sociale di una società spaccata
Mad Bills to Pay potrebbe forse richiamare quei ritratti di famiglie disfunzionali in stile americano, che la letteratura di Carver ha molto sostenuto. Ma c’è una componente in più di passione e cuore che unisce tutti i membri, incastrati in una condizione di delirio e inconsapevolezza. Come esemplifica il confronto tra due stili di vita diversi: il maledetto procrastinatore irresponsabile Rico, e Destiny, che aveva delle aspettative per un futuro regolare e che vorrebbe tornare a scuola.
Per accentuare la polarizzazione, il regista aggiunge un tema di scontro molto attuale ma ancora ben poco trattato nella fiction: i due futuri genitori si scannano sul tema della vaccinazione. Da una parte il padre che vede una grande minaccia nei vaccini; e dall’altra le tre donne (madre, nonna e zia) a difenderne il ruolo preventivo e sociale, dal momento che il bebè, senza copertura vaccinale, non può entrare all’asilo. E quindi scagionare la ragazza ufficialmente dall’attività di cura.
La tesi del padre soccombe al suo fallimento: questo futuro neo-genitore ha perso tutta la credibilità e fiducia di cui era stato investito, non riuscendo a prendersi cura neanche di se stesso. È Destiny che conquista il cuore di mami e Sally, forte di un supporto e una solidarietà femminile molto concreti.
It ain’t about you no more.
Il cuore del problema
Le scene finali ci riportano alla questione centrale: questa responsabilità, che si avvicina inesorabilmente, è (o potrà mai essere) della taglia di Rico? Malgrado lui stesso si sia più volte rinnegato, inconsistente, scalzacani e incapace di stare ancorato alla realtà.
Niente di quello che pensava ed era convinto si sarebbe realizzato, ha preso forma: da una parte l’inettitudine, dall’altra la sconclusionatezza. L’età per crescere è già passata e il modello da cui Rico arriva lo ha reso ancora meno responsabile e coerente.
Ci sarà mai speranza per coloro che nascono senza un modello da cui imparare come si fa a essere genitore? C’è per coloro che hanno fallito?