No More Trouble – Cosa resta di una tempesta è un docufilm che trasforma la perdita in un racconto di ricerca tra memoria e amore. Il film è stato distribuito da Tucker Film, e prodotto da Teorema Studio e Indigo Film. É uscito al cinema il 10 novembre 2024 e ha vinto il concorso Panorama Italia di Alice nella Città, aprendo la sezione, e confermando il suo successo e l’intensità della sua narrazione.
No More Trouble La storia
È il 3 aprile 1988. Giovanni Soldini, con il suo equipaggio e la barca Fila, decide di sfidare l’Oceano Atlantico per battere il record della traversata New York-Cape Lizard, da Ovest a Est. A meno di 400 miglia dal traguardo, una furiosa tempesta colpisce l’imbarcazione, ribaltandola. Andrea Romanelli, ingegnere nautico e velista, perde la vita in questo tragico contesto. In quella notte drammatica non muore solo un uomo, ma anche un sogno.
Andrea lascia un figlio di quattro anni, Tommaso, e la moglie, Fabrizia Maggi.
Ventinove anni dopo, quel piccolo bambino, cresciuto e diventato regista, sceglie di attraversare nuovamente lo stesso mare, non per sfidarlo, ma con l’intento di ricostruire il legame con il padre.
Un ritratto intimo: Andrea Romanelli, velista, marito e padre
Andrea Romanelli non era solo un velista visionario, ma un uomo che aveva l’esigenza di vivere il mare come una seconda casa. La vela per lui, oltre a una professione, era un luogo in cui sentirsi libero e in pace con se stesso, qualcosa che lo definiva profondamente. Questo, sua moglie Fabrizia, lo aveva compreso meglio di chiunque altro, condividendo con lui non solo le gioie di quella vita, ma anche le sfide e i rischi che comportava. Sarà forse anche per questo che, durante le regate, attraverso i videomessaggi, Andrea si ritagliava del tempo per parlare con sua moglie, ripetendo spesso: “Vorrei tu fossi qui con me”. Parole semplici, ma cariche di un significato profondo, che esprimevano l’essenza di un animo autentico. É proprio grazie al ritrovamento di questi video, dai racconti dei familiari, a quello dei colleghi e dei membri dell’equipaggio che Tommaso ci permette di comprendere meglio la figura di Andrea.
Il ricordo della sua persona prende vita attraverso l’utilizzo di vecchie fotografie, interviste-testimonianze e frammenti di pellicole VHS originali, che documentano i suoi viaggi in mare, permettendoci di ricostruire il profilo di un uomo entusiasta, innamorato della vita, pieno di sogni e di passione. Questi messaggi diventano così il ponte tra il passato e il presente, tra il padre che il mare ha portato via e il figlio che ora, con una nuova consapevolezza, racconta e omaggia la sua storia. Tommaso restituisce al pubblico l’immagine di un padre che non ha solo il sapore di nostalgia, ma soprattutto di gratitudine e riconciliazione.
“Questo documentario è stato un viaggio difficile e doloroso per me, per mia madre e per tutta la nostra famiglia. Un viaggio che mi ha portato a incontrare tante persone che avevano condiviso con lui la giovinezza, il sogno della vela e gli ultimi istanti della sua vita. Persone che non conoscevo, ma che anch’esse erano segnate dalla sua morte e che con grande generosità mi hanno condiviso i loro ricordi”. Ha commentato Tommaso Romanelli.
Un momento fondamentale in questo percorso è stato l’incontro con Giovanni Soldini e l’equipaggio di Fila, ma anche quello con Marco, il fratello di Andrea, che Tommaso conosceva poco. Insieme, hanno dato inizio al restauro della piccola barca American Express, abbandonata in cantiere da tempo. Così, affrontando le paure e dirigendosi verso la voglia di restituire un nuovo significato all’accaduto, riprendendo i vecchi progetti di Andrea, la sua presenza è tornata ad essere ad oggi più vicina che mai. Questo dimostra quanto sia fondamentale affrontare e condividere il dolore per poter davvero tornare ad apprezzare il presente.
No More Trouble: un’eredità che continua a vivere
Il titolo No More Trouble richiama una celebre canzone dei Bob Marley and The Wailers, pubblicata nel 1973. Il brano invita ad abbandonare la violenza e vivere in armonia. Un messaggio che rispecchiava la visione di Andrea, a tal punto da divenire la scritta apposta sul boccaporto di emergenza a poppa. Una soluzione innovativa da lui ideata per garantire maggiore sicurezza a bordo, impedendo l’ingresso dell’acqua in condizioni avverse e permettendo di salvarsi in caso di ribaltamento.
Paradossalmente, fu proprio grazie a questa invenzione che il suo amico con il quale era di turno riuscì a mettersi in salvo quella fatidica notte. Il docufilm non si limita a raccontare una perdita, ma diventa anche una celebrazione del lascito di Andrea. Attraverso il suo esempio, ci aiuta a comprendere come l’amore, i legami familiari e la passione possano resistere al tempo e al dolore. Non è solo la narrazione di un viaggio fisico e della lotta per raggiungere un sogno, ma anche un viaggio emotivo, quello di chi rimane. Tommaso Romanelli ci propone un racconto universale di resilienza. Un’opera che parla a tutti: a chi ha perso qualcuno, a chi cerca risposte, a chi rivive quei tragici momenti con paura, a chi sente che il mare, come la vita, può essere spietato, ma anche incredibilmente generoso.
Il mare: luogo di libertà e di tempesta
La tempesta che si è portato via Andrea non è solo un evento naturale, ma anche una metafora delle sfide che la vita ci pone. Nel titolo del film, non c’è un punto interrogativo: Tommaso sa bene cosa rimane, e l’importanza che ha. Il Mare è descritto in tutta la sua dualità: una forza spietata, ma anche un luogo di libertà e riscoperta. La barca a vela non è solo un mezzo, ma anche il simbolo di un sogno, e della forza che serve per inseguirlo e raggiungerlo. Andrea ha cercato lì la sua affermazione e la sua indipendenza, pur conoscendo i rischi che avrebbe potuto incontrare.
Uno sport pericoloso, che costringe a confrontarsi con se stessi, con le ombre e con il tuo desiderio di libertà. Un’attività che richiede di essere domata, di tempo e attenzione, ma che, in cambio, può offrire la visione più autentica di ciò che veramente siamo.