Alma (Beatrice Fiorenitini), vent’anni, vive con il padre (Paolo Briguglia), apicoltore. Le giornate sembrano scorrere senza strappi, ma Alma continua a vivere in uno stato di ansia perenne.
Deve infatti affrontare un test per l’’università, che non ha superato in passato. e che potrebbe pregiudicare il suo futuro di studentessa. Invano, il padre, prova a rassicurarla e le ricorda che, al di là del test, ha preso l’impegno di aiutarlo nel lavoro.
Alma ce la mette tutta ma, mentre attende che il miele coli in un vasetto, è distratta dal rumore del macchinario e non si accorge che contenitore è già ricolmo. É il giorno del test. Riuscirà Ambra a portarlo a termine?
Ronzio, ovvero le difficoltà di chi soffre di ADHD
Diretto da Niccolò Donatini, Ronzio ruota intorno al deficit dell’attenzione –iperattività (ADHD), patologia di cui soffre la protagonista.
Con garbo, e senza spendere mille e inutili parole, il regista mostra sapientemente la protagonista che, mentre è impegnata nel test, è distratta da una serie di piccoli gesti.
A disorientarla e a farle perdere, fatalmente, la concentrazione sono, infatti, il click di una penna a scatto, un colpo di tosse, il ticchettio di un grande orologio posto sulla parete, lo sfogliare delle pagine o il battere di un dito contro un dente di una studentessa.
Il titolo rimanda al disturbante suono prodotto dalle api
Il titolo, non a caso, rimanda a una sorta di ronzio di fondo, sovrapponibile a quello che producono le api, che disturba e distrae chi è affetto da ADHD, e non permette di svolgere con serenità l’attività nella quale è impegnato, fino rendere impossibile portarla a termine.
Generalmente, i registi che affrontano tematiche mediche o psicologiche, pur di descrivere correttamente una patologia, sacrificando gli aspetti stilistici, puntano a impaginare storie retoriche, buoniste, che risultano nel complesso piatte e didascaliche.
Per fortuna, Donatini non cade in questa trappola e, utilizzando una struttura narrativa abbastanza semplice e lineare, in soli undici minuti, senza scivolare nel patetico o nel convenzionale, illustra in cosa consiste l’ADHD.
A mio parere, il regista è stato così efficace nel descrivere tale patologia, che le scritte nei titoli di coda, frutto di riflessioni di pazienti affetti da ADHD, appaiono superflue e ridondanti. Su tutte quella di Giancarlo, studente IED:
“Avere l’ADHD è come vivere nella mia testa, più che nel mondo attorno. Venire sopraffatto dall’impossibilità di afferrare un unico pensiero e seguirlo. Solo nella natura riesco a vivere il tempo vuoto e lasciarmi andare.”
Il corto è stato realizzato dagli studenti che hanno partecipato a FilmLab, workshop di Alta Formazione Cinematografica dell’OffiCine-IED, che vanta la Direzione Artistica di Silvio Soldini.
Il corto sarà presentato nell’ambito del RIFF.
RiFF: Tutte le sfumature dell’Animazione in 20 corti