In concorso al Sentiero Film Factory, Hafekasi è un cortometraggio diretto da Annelise Hickey, autrice anche della sceneggiatura. Un’opera che vuole raccontare, prendendo anche spunto dal vissuto personale della Hickey, una delicata storia incentrata su una bambina tongana che riscopre le proprie radici etniche.
Vincitore di una Menzione speciale della giuria al Tribeca Film Festival, il cortometraggio, esordio della Hickey dopo aver realizzato un solo videoclip, è senza sbavature emotive e tecniche. Capace di mostrare con giuste inquadrature i sentimenti e i dubbi dei personaggi.
La trama di Hafekasi
Mona (Izabelle Tokava) è una bambina tongana, presa in affidamento da una giovane donna bianca (Laura Gordon). Sebbene in famiglia trattata in modo affettuoso, non riesce a integrarsi facilmente. Vede che è diversa dal genitore e dai parenti. Ma alla fine riuscirà a trovare il suo equilibrio, le sue radici.
Hafekasi e la cultura tongana
Hafekasi in lingua tongana significa meticcio. Si definiscono in tal modo le persone che sono nate da genitori di etnie differenti. Ciò si palesa dal colore della pelle oppure dai tratti somatici. In molte parti del mondo ci sono persone meticce, soprattutto oggi con la globalizzazione. In passato, però, un bambino mulatto significava che era frutto di una relazione clandestina, ad esempio tra un bianco (uomo ricco) e una schiava (di colore).
Ai giorni nostri, seppure sia normale incontrare gente meticcia, le etnie “pure” guardano sovente con disgusto questi “ibridi” genetici. Un razzismo legato a quell’atavico luogo comune che una persona mulatta possa essere frutto del peccato. Oppure una forma di suprematismo bianco verso quella radice genetica che rimanda a un popolo ritenuto selvaggio, primitivo.
In questo caso i tongani in Australia sono visti a tutt’oggi come un popolo inferiore. Le isole Tonga sono un arcipelago (ben 169 isole) situato nel sud del Pacifico, e facente parte del frastaglia continente insulare dell’Oceania. Tonga è una nazione che, sebbene negli ultimi cinquant’anni si sia integrata nella società mondiale (è entrata nell’ONU 1999), prevalentemente è legata ai propri antichi fondamenti culturali. Una cultura legata al culto della terra, della naturalezza e delle divinità.
I tongani delle ultime generazioni parlano inglese (Tonga fino al 1970 fu colonia del Regno Unito), ma parlano anche la lingua primigenia. E durante i periodi di celebrazione, indossano i tipici abiti delle antiche popolazioni e attuano i secolari rituali liturgici. Questo conservare ancora una parte “selvaggia” viene vista dalle mentalità occidentali (il succitato suprematismo) come una forma di “cavernicolo” atteggiamento.
Il disprezzo che molti australiani hanno dei tongani, si manifesta con taglienti commenti, come ad esempio si può verificare nella scena del supermercato nel quale un’anziana signora, di estrazione borghese, apostrofa malevolmente sottovoce un innocente bambino tongano. Aspri giudizi che risultano ancor più ferali per i bambini, ancora psicologicamente fragili.
La recensione di Hafekasi
Mona, bambina ben voluta dalla famiglia che l’ha adottata, è inquieta sin dall’inizio. Si rattrista perfino per un innocente commento della bianca cuginetta, che scherza sul colore della sua pelle non pulita, ossia bianca come la sua. E questo dispiacere lo vede anche la madre adottiva, che cerca di consolarla e non farla sentire diversa. Anzi, per alleviare le pene di Mona, si mette anche a giocare come una bambina con lei, saltando sul letto.
Tutto questo è raccontato dalla Hickey in maniera intensa, riuscendo a far percepire il dolore della piccola Mona senza eccedere in scene convenzionali. Tramite inquadrature che indugiano sui volti dei personaggi, per carpire dai loro sguardi (tristi, allegri, titubanti) i sentimenti che stanno vivendo in quel momento. Come conferma il lieve finale, nel quale Mona riesce a trovare un suo equilibrio esistenziale quando ha modo di approcciarsi alla sua cultura d’origine.
E anche la durata del cortometraggio risulta adeguata allo sviluppo conciso, e al contempo penetrante, della trama, che affronta un tema attuale e non propriamente facile da spiegare (e possibilmente risolvere).