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FESTIVAL DI CINEMA

Torso (Torino Film Festival)

“Fin dalle prime scene il regista costruisce la storia dal particolare al generale, sviluppando il discorso narrativo a partire da uno studio analitico dei dettagli e dei gesti, realizzato mediante inquadrature inattese, piani sequenza lunghi e un montaggio ridotto all’osso”.

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Yutaka Yamazaki debutta come regista di “finzione” a sessantanove anni, con alle spalle una carriera di documentarista, e soprattutto di direttore della fotografia (qualcuno lo ricorderà per Nessuno lo sa di Hirokazu Koreeda). I suoi trascorsi segnano la cifra stilistica di Torso, meditazione sulla vita delle donne giapponesi, declinata nelle sue diverse dimensioni, da quella quotidiana privata a quella delle relazioni pubbliche e familiari, alla loro sessualità. Fin dalle prime scene il regista costruisce la storia dal particolare al generale, sviluppando il discorso narrativo a partire da uno studio analitico dei dettagli e dei gesti, realizzato mediante inquadrature inattese, piani sequenza lunghi e un montaggio ridotto all’osso.

Hiroko, la protagonista, (interpretata dalla sorprendente Makiko Watanabe) è una donna di 35 anni, che conduce un’esistenza riservata tra casa e lavoro nella Tokyo contemporanea. Evita di frequentare luoghi di socializzazione, trascorre il suo tempo libero a casa, impiegandolo in attività che svolge in scrupolosa solitudine: cucinare,  eseguire lavori domestici, confezionare indumenti e coperte colorate. La sua sfera privata ruota intorno a un oggetto: un torso maschile gonfiabile di gomma, privo di testa e arti, centro delle sue attenzioni emotive ed erotiche. Yamazaki mostra una sensibilità particolare nel trattare il segreto rapporto di Hiroko con il torso, conducendo lo spettatore anche nei momenti di maggiore intimità senza banalizzazioni: non necessariamente quelli di autoerotismo, ma anche quelli in cui la protagonista cura, lava e fa il bagno all’oggetto. L’esistenza solitaria della protagonista sarà interrotta dall’irruzione nella sua casa della sorella Mina, interpretata da Sakura Ando, istintiva ed estroversa, in fuga da un compagno violento. L’incontro con Mina distruggerà il fragile equilibrio di Hiroko, obbligandola ad affrontare le sue difficoltà personali, come i rapporti con gli uomini e con la madre, e ad abbandonare il mondo fittizio del torso. Percorso di “liberazione” che raggiunge il momento decisivo  in un immaginario flash-forward di grande intensità, in linea con molta tradizione del cinema e del fumetto nipponico.

Il film di Yamazaki sorprende per la delicatezza nel trattare un tema difficile. Il torso è un pretesto non convenzionale per descrivere minuziosamente, quasi in un esercizio di calligrafia cinematografica, l’universo privato della protagonista, dai suoi momenti più semplici alla complessa rete delle sue relazioni sociali e sentimentali.

Leopoldo Papi

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