Presentato in concorso durante il RIFF (Roma Indipendent Film Festival), nella categoria National Short Competition, Cinquantadue è un cortometraggio di tragica attualità sulla violenza di genere. Il film è diretto dagli esordienti Andrea Bernardini e Sebastiano Casella, che firmano anche la sceneggiatura, ispirandosi ad una storia vera.
Manuela Zero, che abbiamo già visto in Go Go Tales di Abel Ferrara e Loro di Sorrentino, interpreta magistralmente la protagonista Adele. Nel cast anche Maurizio Tesei (Lo chiamavano Jeeg Robot), nel ruolo del compagno violento, e Marco Luca Vulcano (Ancestral World).
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Cinquantadue- La sinossi ufficiale
Periferia sud di Roma. Un quartiere difficile, fatto di caseggiati popolari e cieli grigi. Adele si muove in questo sottobosco, quasi ai margini della società. La convivenza con un uomo violento la porterà a prendere una decisione drammatica che non le permetterà di tornare più indietro.
Cinquantadue- la recensione
Cinquantadue è un film tragicamente attuale, visti i recenti fatti di cronaca che hanno sconvolto il nostro Paese. Davanti a numeri e situazioni così gravi come quelle testimoniate dai centri antiviolenza, film che mettono al centro il racconto della violenza domestica sono necessari per andare oltre all’astrazione dei dati e dei titoli dei giornali. La storia di Adele ci mette davanti a tutta la complessità del ritrovarsi in trappola nella propria casa. La donna è coinvolta in una situazione paradossale, in cui è in realtà il suo aguzzino- agli arresti domiciliari- a non poter uscire di casa. Eppure lei non è libera, rinchiusa in un rapporto di abusi in primo luogo psicologici.
La donna cammina come sospesa, in una realtà in cui la tensione è costantemente alta; una realtà invivibile che logora fino a lasciare in uno stato di vuoto, guidata da una sorta di pilota automatico. Fino ad una scintilla di umanità, in cui trova la forza per lottare. A partire da questa scintilla il film pone un importante dilemma etico su quale sia il limite della difesa personale e fino a dove sia legittimo spingersi per salvarsi.
Un finale che richiama subito a Primo Amore, evocato anche dalla colonna sonora della stessa Banda Osiris del film di Garrone. Un finale che rimane aperto, lasciando il pubblico ancora più turbato, irrisolto riguardo tutta la terribile faccenda.
Cinquantadue ribalta le logiche di vittima e carnefice. Lo fa con la scelta di un carnefice imprigionato, dalla legge e dalla propria dipendenza da stupefacenti. E lo fa con un finale in cui Adele, la donna, lotta per sé stessa in un mondo che la percepisce sempre e solo come preda, quindi vittima.