In concorso al Lucca Film Festival, nella categoria Lucca for future , arriva Tales of Jan Mayen di Hugo Pettit. Apre il film una visuale vertiginosa della parete del gelido monte Beerenberg, situato sull’isola di Jan Mayen, tra la Norvegia e la Groenlandia. La salita è solo la conclusione della spedizione Artic Sense compiuta nel 2021 nell’ambito del progetto scientifico Deep purple. Un progetto mirato alla ricerca di un pericoloso microbo che può causare un preoccupante scioglimento dei ghiacciai e mettere in pericolo la sopravvivenza dei grandi cetacei che popolano gli abissi artici.
La magia dell’isola di Jan Mayen
Il film di Hugo Pettit è un reportage da manuale con i protagonisti della spedizione che si alternano davanti all’obiettivo e raccontano minuziosamente ogni passo che li ha condotti sul vulcano più a Nord del mondo. L’elemento straordinario si rivela essere proprio l’isola del titolo, con la sua storia che ha inizio nel XVII secolo. Jan Mayen veniva usata come stazione baleniera. Il didascalismo di immagini storiche e grafici contemporanei si dissolve nelle panoramiche mozzafiato di una terra incontaminata e misteriosa dove solo i bianchi scheletri di balena sulla terra scura testimoniano il passaggio del tempo su quest’isola lontana. L’esperienza di Hugo Pettit maturata nel campo fotografico emerge nelle aperture luminose su orizzonti di nuvole o sul fondale marino e da sequenze in cui il montaggio sembra voler riprodurre lo svolgersi di un rullino.
“Questa è l’interpretazione moderna di una spedizione centenaria”
La spedizione a cui fa riferimento lo scrittore Hugh Francis Anderson, uno dei cinque membri dell’equipaggio, la cui voce è il filo conduttore della narrazione, è quella del 1921 ad opera dell’esploratore polare James Mann Wordie. Se il percorso compiuto per mare è lo stesso a cambiare sono le ragioni del viaggio. Dall’individuazione di nuove risorse alla scoperta di ciò che va protetto per le generazioni future.

Tales of Jan Mayen
Tales of Jan Mayen: l’equipaggio dell’Artic Sense
Hugh è affiancato da Andreas B. Heide, navigatore norvegese e reporter del National Geographic. A bordo della barca Barba con gli altri due compagni di viaggio Jaap e Annika, dalla Royal Geographical Society dove ha inizio la ricerca storiografica della spedizione, attraversano le isole Svalbard per poi raggiungere le profondità marine con immersioni esplorative. In balia dell’agitato mare del Nord, in una delle sequenze più significative, ascoltano emozionati il ticchettio del capodoglio, un potente segnale di speranza. Una colonna sonora dall’eco di antiche ballate celtiche accompagna l’impresa in punta di piedi.