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FESTIVAL CINEMAMBIENTE

“To the End”. Alla ricerca della giustizia razziale ed economica

Il documentario della cineasta statunitense Rachel Lears mette in primo piano i mutamenti climatici e le diverse posizioni della politica americana a riguardo

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Inizia quasi “in soggettiva” il documentario della statunitense Rachel Lears, testimoniando attraverso un impressionante camera-car la furia di uno dei tanti incendi fuori controllo che negli ultimi anni hanno causato morte e distruzione, in Nordamerica come in altre parti del mondo. L’obiettivo è evidente. Ovvero applicare una terapia shock (prassi del resto sostenuta da alcuni esperti di comunicazione, sconsigliata da altri per gli esiti potenzialmente controproducenti di un allarme troppo “strillato”), così da lanciare un avvertimento deciso nei confronti dei rischi cui la Terra sta andando incontro, per via dei cambiamenti climatici in corso. L’approccio qui e in altri momenti può dare adito a qualche riserva, in compenso il tema risulta tra i più attuali e dibattuti.

Dal Concorso Documentari di Cinema Ambiente

Crisi climatica e non solo, nel Concorso Documentari della ventiseisima edizione di CinemAmbiente. Tante le tematiche e le narrazioni destinate a intrecciarsi in una selezione davvero ricca di spunti. I movimenti di protesta sorti in America per contrastare l’indifferenza delle istituzioni politiche, nei confronti dell’aggravarsi dell’emergenza climatica, sono in ogni caso il fulcro di To the End, il documentario programmato a Torino venerdì 9 giugno alle ore 21.30.

Ecco le figure al centro del lavoro realizzato dalla statunitense Rachel Lears: quattro sue connazionali giovani e di alto profilo – la deputata Dem Alexandria Ocasio-Cortez, Varshini Prakash fondatrice del Sunrise Movement, Alexandra Rojas direttrice di Justice Democrats e l’esperta di politica climatica Rhiana Gunn-Wright -, seguite passo passo e descritte quali protagoniste, a vario titolo, della battaglia per quel Green New Deal che ha infiammato l’opinione pubblica americana più volte, in questi anni. Dalle manifestazioni in strada alle aule del Congresso, il film documenta il loro impegno volto a trasformare la crisi climatica nel progetto di una società migliore, di cui giustizia razziale ed economica siano parte integrante.

A ridosso del Green New Deal

Nel film alcune immagini di repertorio riportano estemporaneamente al ben più celebre “New Deal” di Roosevelt, ossia il programma politico che negli anni ’30 fece uscire alla grande gli Stati Uniti d’America dalla grave recessione economica in cui era precipitata. Tale paragone potrà apparire ad alcuni esagerato. Eppure, uno degli obbiettivi stabiliti dagli attivisti e soprattutto dalle attiviste di cui si parla nel documentario è proprio quello di prenderlo quale modello, per suggerire al popolo americano come si possa uscire da una crisi profonda aderendo a determinate politiche sociali di stampo ecologico (in questo caso quelle volte a contenere la produzioni di sostanze nocive per il clima) ma senza rinunciare a a creare nuovi posti di lavoro (nella fattispecie quelli legati alla cosiddetta green economy).
Un limite non trascurabile del documentario, a nostro avviso, consiste nello scarso bilanciamento che vi è tra l’approfondimento dell’importante tematica ecologica (liquidata a volte con descrizioni sommarie o immagini a effetto) e la volontà di seguire per filo e per segno l’evolversi del dibattito e dei contrasti interni al Partito Democratico, prima e dopo la pandemia, prima e dopo l’elezione di Biden. Col serio rischio di confondere una questione di universale importanza con l’ennesima diatriba all’interno dell’universo Dem. Sebbene, anche qui non manchino le sorprese: curioso e per certi versi divertente osservare che le critiche più feroci dell’autrice e delle intervistate non siano alfine rivolte al fronte repubblicano, bensì ad alcuni esponenti della vecchia guardia del Partito Democratico, giudicati “conservatori” in virtù della loro strenua difesa dei combustibili fossili; una posizione la loro, giova sottolinearlo, resa a dir poco ambigua se non proprio squallida da certi investimenti o da interessi di natura similare, che li vedono legati in maniera per niente consona alla lobby petrolifera.

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To the End