Call me anytime I’m not leaving the house di Sanjna Selva è in anteprima nazionale al Festival Internazionale Mente Locale.
Festival Mente Locale – Visioni sul territorio
Call me anytime...cosa racconta
Due giorni dopo l’invasione russa Lesya Verba, un’artista ucraina che vive a Brooklyn, si collega con la sorella maggiore a Odessa tramite FaceTime.
Attraverso la cornice di questa prima conversazione dal giorno in cui tutto è cambiato, Call Me Anytime, I’m Not Leaving the House è un film sull’amore, la memoria, l’identità nazionale e la (im)permanenza della casa, mentre le sorelle si aggrappano a una chiamata che potrebbe essere l’ultima.
Odessa.
La cittadina ucraina di Odessa è al confine Est con la Russia. I residenti parlano russo e invadendo l’Ucraina Putin aveva dichiarato che li avrebbe ‘liberati’ dal genocidio.
Città di mescolanze, metropoli segnata dalla storia ebraica, Odessa è diventata un’ossessione per il presidente russo Vladimir Putin. Tre giorni prima di invadere l’Ucraina, è contro Odessa che Putin si è scagliato con ferocia, parlando di vendetta per l’incendio del 2015 che vide il 2 maggio oltre 40 attivisti filo-russi bruciati vivi dentro la casa dei sindacati da estremisti neo nazisti. Ed è a Odessa che l’esercito di Mosca ancora mira, nonostante il campo di battaglia le abbia dimostrato quanto difficile sia prenderla.
«Odessa è la chiave», ha sentenziato François Delattre, segretario generale del ministero degli Esteri francese. «Militarmente, è l’obiettivo di valore più alto. Se lo controlli, controlli il Mar Nero».
Ha sempre parlato russo Odessa. É stata per decenni e secoli la città più vicina a Mosca, quella dove i russi andavano a fare le vacanze e a stringere affari, ora però ha cambiato attitudine.
Ora è maledetta Russia.

Radici
Lesya ripensa a quei primi giorni dopo l’invasione. Afferra un libro e lo rigira tra le mani spaventate . Lo hanno creato insieme quel libro. Lei e la sorella scrittrice. La storia della loro famiglia ma anche un’opera importante per la città in generale e per l’ identità dell’Ucraina .
I suoi genitori sono morti 20 anni prima e da allora loro due hanno vissuto insieme, sostenendosi a vicenda e dividendo la loro infanzia difficile. Lei. che si definisce ‘la cattiva ragazza di allora’, non aveva altra famiglia a cui aggrapparsi.
Non riesce ad immaginare la sua vita senza di lei e teme per la sua vita.
Dall’altro lato del mondo, la sorella le dipinge un quadro apocalittico. Rinchiusa in casa con le su due figlie ancora piccole e il loro bagaglio ‘d’emergenza’ sempre pronto all’occorrenza. Gruppo sanguigno, foto firmate e numero di telefono della madre: tre elementi essenziali a cui ricondurre le loro identità ‘se ce ne fosse bisogno dopo’.
It’s so they can be found and identified afterward.

Ida
Ida è la figlia maggiore di Lesya e racconta di sè e della sua nuova vita. Convive con un perenno senso di colpa per ‘essere salva’ a differenza dei sui amici di Odessa e non sa come affrontare ‘la felicità’ a cui dovrebbe lasciarsi andare.
Sembra così difficile abbandonarsi alla gioia dopo la paura. Come poter vivere con serenità un’audizione avendo nel cuore solo dolore?
Soffre pensando a chi ha ‘abbandonato’, al pericolo che corrono i suoi amici e cerca di mantenere con loro un contatto costante per confortarli. Lo definisce una sorta di ‘codice nazionale’ , quella loro innata capacità di ‘restare’ finche non c’è più niente da fare.
Like we stay till the End
Facetime rende Lesya e sua figlia spettatrici che convivono con un drammatico senso di colpa per essere riuscite ad andar via prima che scoppiasse la guerra.
Il documentario conclude questa chiamata straziante raccontando come alla fine Yulia e le sue figlie sono riuscite a fuggire da Odessa e ad arrivare sane e salve negli Stati Uniti accolte come rifugiate. Hanno intrapreso un nuovo viaggio e conducono con serenità la loro nuova esistenza in America.
Ma quanto ci vorrà per dimenticare davvero di aver lasciato la propria casa?
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