‘L’Ultima Notte di Amore’ la recensione del film di Di Stefano passato a Berlino

L’Ultima Notte di Amore è il nuovo film scritto e diretto da Andrea Di Stefano, girato a Milano con diversi interpreti calabresi e presentato nella sezione Berlinale Special Gala del festival tedesco nel 2023. Il film, distribuito in sala dalla Vision Distribution, è adesso disponibile su Sky e Prime Video.

La trama del film L’Ultima notte di Amore

Franco Amore (Pierfrancesco Favino) ha sempre cercato di essere una persona onesta. Fa il poliziotto da trentacinque anni, e nella sua lunga e onorata carriera non ha mai sparato a un uomo né fatto qualcosa al di fuori della legge.

Ora deve andare in pensione: e mentre nei giorni precedenti al suo ultimo giorno di servizio cerca di scrivere il discorso di commiato, il cognato (Antonio Gerardi) lo coinvolge nel salvataggio di un anziano uomo d’affari cinese, colto da un infarto durante un festino con due prostitute.

Per ricambiare, l’asiatico desidera metterlo a capo di un’agenzia di security privata. Franco ha molti dubbi, perché l’esperienza lo mette in allarme: ma, durante una cena, sua moglie (Linda Caridi), il cognato e un loro amico (Carlo Gallo, che ultimamente abbiamo visto anche ne L’Immensità di Crialese) lo spingono ad accettare. Il primo incarico sarà proprio l’ultima notte prima della pensione: la più lunga e difficile della sua vita, che metterà in pericolo tutto quello che conta per lui, dal lavoro come servitore dello Stato alla moglie tanto amata, all’amicizia con il collega Dino (Francesco Di Leva). Una notte frenetica e lunghissima che sembrerà non finire mai.

La recensione

Di Stefano ha compiuto un percorso che lentamente lo ha portato, ineluttabilmente, nei confini italiani dritto dritto su L’Ultima Notte: prima Escobar e The Informer all’estero, poi la sceneggiatura di Bang Bang Baby per Prime Video per affilare le armi e definire il suo stile nerissimo. È nel film presentato al Festival di Berlino che comunque dimostra il suo pieno carattere, costruito sugli stilemi del noir che però non si raffredda mai nel polar, anzi assorbe le dinamiche dolenti e dolorose del personaggio centrale che vengono dalla generazione postmoderna del poliziesco letterario a là Dazieri.

C’è la prima, indimenticabile sequenza iniziale, quella che apre il film, che fa spalancare gli occhi coprendo tutta Milano di notte e immergendo letteralmente lo spettatore nella sua notte, che fissa i paletti: virtuosismi ed emozione, luce e buio, abbagliante sfavillio di colori e oscurità che divora.

L’Ultima Notte di Amore è una fuga claustrofobica, vischiosa ed emozionante

attraverso una notte che sembra infinita.

L’Ultima Notte si muove sinuoso dentro questi opposti, giovando con gli incastri di una trama congegnata con la precisione di un thriller d’altri tempi: riuscendo addirittura a stupire con una struttura a semicerchio che cede il passo, a metà film, a una impalcatura drammaturgica da tragedia inevitabile e, proprio per questa, ancora più dolorosa.

Dal canto loro, Caridi, Gallo e Gerardi calcano un po’ troppo la mano nella caricatura dei loro calabresi shakespeariani (sembrano usciti da un Lady Macbeth regionale), certi però che per ogni loro sbandata c’è sempre la forza centripeta del film che salva tutto: nonostante abbia interpretato un po’ tutto e tutti, Favino riesce ancora a trovare sfumature inedite per i suoi personaggi e a coinvolgere anche emotivamente, regolando il suo Franco Amore ad altitudini emozionali altissime.

L’Ultima Notte di Amore è costruito in chiaroscuro,

tra bui profondissimi e luci improvvise, tenendo sempre alta la temperatura emotiva

E sembra alla fine il film che non ti aspetti, mai banale, mai scontato, con un ritmo che non lascia mai la presa e con un mosaico di personaggi principali e secondari che creano un labirinto notevole, un film che chiede di tenere l’attenzione sempre al massimo, ma ripaga con ondate di colpi di scena e piccole raffinatezze sia di regia (che mantiene il controllo della storia anche tra i numerosi flashback che restano sempre e comunque altamente funzionali) che di fotografia (con le immagini impregnate di un’oscurità sordida e disperata) tali da rendere davvero la notte del protagonista infinita.

Fino a quell’alba così luminosa. Fino a quell’alba così luminosa.