Heart of Oak (Le chêne, 2022) di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux, già passato al festival di Berlino (Berlinale Special), è stato proiettato anche alla 17º edizione della Festa del cinema di Roma, nella sezione Alice nella città. È un documentario ambientalista, un inno alla vita, che si focalizza sul microcosmo esistente intorno a una quercia secolare.
Heart of Oak, la recensione
Prendendo spunto da questa quercia secolare nata intorno al 1810, immersa in un’incontaminata foresta che pullula dei più svariati esseri viventi, dai piccolissimi insetti ai predatori di grossa stazza come i cinghiali, possiamo osservare il ciclo della vita, sia quella animale e sia quella vegetale.
I due registi, dopo averci fatto planare dall’alto su questa mastodontica pianta, stringono ancor di più l’obiettivo sugli animali, mostrandoci il loro modo di vivere, le loro preoccupazioni (principalmente di carattere alimentare), le loro piccole gioie (le celie fra loro) e i loro drammi (la morte).
Rispetto a molti altri documentari similari, in primis quelli realizzati dal National Geographic, Heart of Oak non vuole “sporcare” le immagini con una voice over che spieghi cosa stia accadendo, spesso con un’intonazione che sottolinei la gravità del momento, ma lasciare le immagini pure. E questa guida vocale “istruttiva”, divenuta spesso un orpello necessario, rende comunque il documentario di carattere didattico.
Soltanto una “leggera musica” accompagna i suoni della natura (vento, pioggia, tuoni, ecc.) e i versi degli animali. Un sottofondo di commento atto soltanto ad aiutare a comprendere un poco il climax, e a fare anche da commento ironico a quanto stiamo assistendo: l’utilizzo di In the Mood di Glenn Miller per chiosare la bellezza della nascita, del rigoglio della giovinezza: animale e naturale (la primavera).
Nelle differenti scene di vita animale proposte, sono ravvisabili diversi generi: la commedia (il cinghiale che si gratta contro un albero); il dramma (la morte degli insetti); l’horror (il serpente); il thriller (il falco che calcia la preda); il melò (i passerotti che si fanno effusioni); il catastrofico (l’allagamento delle tane); la fantascienza (le larve degli insetti); l’erotico (l’accoppiamento degli insetti).
Tutte le immagini di Heart of Oak mostrano un grande lavoro dei due registi. Un’operazione da veri entomologi, frutto di pazienza e attenzione al dettaglio, che non va recepita come un’opera scientifica, ma come una spettacolarizzazione (rendere grande il piccolo o l’invisibile) ottimamente realizzata.
Heart of Oak, che si affianca documentari ambientalisti e animalisti come Microcosmos – Il popolo dell’erba (Microcosmos. Le peuple de l’herbe, 1996) di Claude Nuridsany e Marie Perennou e Il popolo migratore (Le peuple migrateur, 2001) di Jacques Perrin, è un’opera fruibile sia dai bambini, che possono vedere da vicino un “altro” microcosmo, e sia dagli adulti, che possono restare deliziati, come fosse un kolossal iper-fantascientifico, dalle immagini.
Registrati per ricevere la nostra Newsletter con tutti gli aggiornamenti dall'industria del cinema e dell'audiovisivo.