fbpx
Connect with us

Biennale del Cinema di Venezia

‘La farfalla sul mirino’. La recensione del gangster movie cult di Suzuki

Il gangster movie raggiunge, con questo cult di Suzuki, uno dei suoi livelli più alti, per un film inizialmente snobbato da critica e pubblico. Fortunatamente rivalutato nei decenni successivi.

Pubblicato

il

La farfalla sul mirino

Alla Mostra del cinema di Venezia 79, largo richiamo ha avuto La farfalla sul mirino, riproposto a cinque anni di distanza dal Far East Festival – edizione 19, in una versione finemente restaurata nell’ambito della sezione “Classici Restaurati”.

Distribuito anche col titolo Il marchio dell’assassino, o internazionalmente Branded ti kill, torna, forte di un ottimo e accurato restauro, il divertente, ironico e pure spietato film del regista Suzuki Seijun, opera cult per intenditori del genere come lo stesso Quentin Tarantino, che in più occasioni ha dichiarato di amare questo film alla follia.

La solitudine celatamente malinconica del boss

Dura è la vita del killer, che non può permettersi di sbagliare, di allentare la tensione, di fidarsi di nessuno al di fuori di sé stesso e della propria infallibile mira.

Specie quando la fatalità lo mette al palo, dopo anni di colpi e missioni risolte nella massima perfezione e la quasi totale assenza di imprevisti.

Il nostro uomo infatti poteva ritenersi pressoché infallibile, fin quando, durante una missione come tante, basta un intervento maldestro e a sorpresa di una fragile farfalla – posizionatasi sull’ordigno  nel momento in cui egli sta per sparare il colpo – per farlo sbagliare, provocare la morte di un’innocente, e trasformare il ruolo defilato di killer, in quello del bandito più ricercato del momento, sia dalle forze dell’ordine, che dai suoi stessi mandanti e dai concorrenti.

Un professionista, questo Hanada, estremamente ligio al dovere, scaltro e sempre concentrato sul lavoro, con un interesse non trascurabile per le belle donne e una particolare ossessione di tipo quasi eticista. Nei rari momenti di calma l’uomo ama rilassarsi annusando grandi ciotole di riso appena sbollentato, quasi in estasi per l’ odore intenso e avvolgente del cereale appena cotto e ancora fumante.

Il colpo sbagliato trasforma, come già detto, il killer da cacciatore a pedina, tradito pure dalla moglie viziata e letteralmente accerchiato dai suoi rivali, assoldati per farlo fuori.

locandina

La farfalla sul mirino – la recensione

Noir teso e talvolta scanzonato, Branded ti kill ci stupisce per le scene d’azione dirette con molto slancio, e realizzate tramite riprese tecnicamente ricercate, quasi avveniristiche per il periodo di riferimento.

Un bel chiaro-scuro crea sfondi geometrici contrassegnati talvolta dalle pareti in interni di appartamenti di lusso, altre volte da sfondi urbani estremamente pittoreschi.

Un protagonista aitante col volto pacioccone un po’ da bambino (lo interpreta l’attore Joe Shishido, una sorta di George Lazenby giapponese non proprio espressivo, ma efficace per questo sui ruolo sopra le righe dai connotati malinconici), che non quadra e spesso pure stona con l’esile struttura atletica del resto del corpo.

Lo affiancano due donne pericolose e collezioniste, una di pellicce, l’altra di farfalle: due creature dalle quali farsi inebriare, ma mai e poi mai da sottovalutare nella pericolosità dei loro piani d’azione letali.

Forte di frequenti scene di nudo anche integrale, ostentate con una spavalderia non comune a fine anni Sessanta, La farfalla nel mirino  è un capitolo importante e inevitabile nell’ambito del filone cinematografico mondiale inerente il noir in tutte le sue declinazioni.

Inizialmente snobbato da critica e pubblico, il film è stato per fortuna successivamente rivalutato, sino a divenire un cult del genere noir/pulp.

la farfalla sul mirino

 

Registrati per ricevere la nostra Newsletter con tutti gli aggiornamenti dall'industria del cinema e dell'audiovisivo.

La farfalla sul mirino

  • Anno: 1967
  • Durata: 97
  • Genere: Noir
  • Nazionalita: Giappone
  • Regia: Seijun Suzuki