Il regista britannico porta al pubblico l’adattamento cinematografico del libro House of Gucci, una storia vera di moda, avidità e crimine scritta da Sara Gay Forden.
Progetto in sviluppo dal 2006 che, dopo numerosi passaggi di regia e interpreti, ritorna nelle mani di Ridley Scott nel 2020 per approdare nei cinema nel 2021.
House of Gucciè sbarcato su RaiPlay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo.
Protagonista un cast eccezionale, composto da Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Al Pacino e Jeremy Irons.
House of Gucciè un mix di moda, appartamenti lussuosi e paesaggi italiani: le grandi star mondiali recitano sullo sfondo di città come Roma, Firenze, Milano, Como e piccoli centri quali Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité.
House of Gucci: storia d’amore e distruzione
Houseof Gucci è un film di 2 ore e 40 minuti che porta sullo schermo una storia in cui l’amore sconfina nell’odio e la passione nell’irrefrenabile desiderio di vendetta.
I protagonisti, Lady Gaga e Adam Driver, interpretano due personaggi diversi che a loro modo si completano e finiscono per distruggersi.
L’amore apparentemente genuino che li unisce viene distrutto dall’ossessione del denaro e di un cognome importante: Gucci.
È un film che non si sbilancia: racconta la storia della coppia icona degli anni ‘80 e di un brand tra alti e bassi, accennando i drammi e le relazioni familiari senza approfondire però l’emotività dei suoi personaggi.
House of Gucci: la ricerca irrefrenabile della perfezione
Ridley Scott pone l’attenzione sulla composizione fotografica, concentrandosisull’estetica e il lusso dei Gucci, lasciando così in disparte una lettura più approfondita della vicenda. House of Gucci risulta un film che non indaga con occhio critico e umano la complessità dei due magnati e la loro relazione. Sfoggia grandi ville, appartamenti e tavolate che mettono in secondo piano le figure di Patrizia e Maurizio Gucci.
La ricerca di una perfezione estetica, sia a livello di costruzione dell’immagine che di esattezza scenografica (abiti e pettinature), non riesce ad avvicinare completamente lo spettatore ai suoi protagonisti.
Ne consegue un film che non ha voluto rischiare nel raccontare la controversa figura di Patrizia Reggiani, che per molti è stata vista come martire della tragedia e donna succube di un impero maschilista.
Un film “anni ‘80”
House of Gucci è un film sugli anni ‘80 che non tradisce un’estetica kitsch, con quel mix di musiche, lingue parlate (italiano e inglese) e scelte fotografiche particolari.
Brani dai generi differenti (“Ritornerai” di Bruno Lauzi, “Here Comes the Rain Again”degli Eurythmics e “Ashes to Ashes” di David Bowie) scandiscono le scene centrali, mentre riprese in bianco e nero, che alludono a scatti giornalistici, spezzano la continuità del film a colori.
Il risultato è un’opera pop in cui stili ed elementi diversi confluiscono per dare vita a un dramma di cronaca mondiale.
Una storia manipolata
Le critiche non sono mancate, in prima linea i protagonisti della storia: la famiglia Gucci. Gli eredi di Aldo Gucci, fondatore dello storico brand, hanno dichiarato che il film arriva a
“suggerire toni indulgenti nei confronti di una donna che, definitivamente condannata per essere stata la mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, viene dipinta come una vittima che cercava di sopravvivere in una cultura aziendale maschile e maschilista”.
Al contrario, la famiglia sostiene che, nei settant’ anni di impresa familiare, Gucci è stata un’azienda inclusiva e proprio negli anni ‘80 diverse erano le donne che ricoprivano posizioni di vertice.
Secondo i discendenti di Gucci, la produzione del film non si è curata inoltre di
“interpellare gli eredi prima di descrivere Aldo Gucci e i membri della famiglia Gucci come teppisti, ignoranti insensibili al mondo che li circondava, attribuendo ai protagonisti delle note vicende toni e atteggiamenti che mai sono loro appartenuti. Ciò è estremamente penoso sotto un profilo umano e un insulto all’eredità su cui il marchio è costruito oggi”.
Con queste affermazioni i Gucci annunciano ripercussionilegali contro la produzione americana MGM.
Una storia tutta italiana
House of Gucci, nonostante sia un film “superficiale” e forse troppo prolisso, è godibile agli occhi tra sfarzo e paesaggiitaliani che riporta l’interesse per un fatto di cronaca tutto italiano.
Attraverso un’opera commerciale, Ridley Scott porta sugli schermi mondiali una rappresentazione dell’Italia un po’ caricaturale e stereotipata, che però propone al pubblico il mito di un grande brand nazionale.
Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers