Giovedì 9 luglio sul canale YouTube OLTRE, è andato in onda il primo episodio di Rajel, una nuova Web serie, diretta da Andrea Brunetti.
Rajel è una serie di carattere didattico, ma riesce ad essere lo stesso avvincente e accattivante, con un formato snello e vivace, ideale per attirare l’attenzione dei giovani.
La trama
Protagonista della Web serie è Raf (Ramzi Lafrindi), che si trova a recitare nella fiction Tutti i colori del mondo, ambientata una scuola superiore di Milano. La loro insegnate, che ha il duro compito di “accompagnarli” nel diventare adulti, è carismatica e guidata da buoni propositi. La serie Tutti i colori del mondo è politicamente corretta, in cui vengono messe in scena le tematiche del mondo giovanile, nella società multietnica.
Ci sono personaggi giovani, italiani e figli di stranieri, ma anche adulti, come i professori, e tutti i componenti del team di produzione, come il regista Fabio (Fabio Banfo).
Mahmood come ambassador
Mahmood
Rajel è una proposta ambiziosa, che ha Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, come ambassador. Concepita dal progetto OLTRE, patrocinata dalla comunità europea, per sostenere i giovani di nuova generazione che si trovano in situazione di esclusione e vulnerabilità.
La web serie è stata realizzata con la collaborazione di varie realtà, tra cui quattro prestigiosi atenei: L’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, L’università degli Studi di Cagliari, L’università La Sapienza di Roma e L’Università degli Studi di Palermo.
Inoltre tra i promotori figurano anche associazioni e cooperative del settore, come Arci, Socialhub, CoNNGI, Witness Journal e AB Crea.
Nella conferenza stampa di presentazione, Andrea Volterrani, ricercatore di Sociologia nei processi culturali e comunicativi (Università Tor Vergata), ha sottolineato come Rejel non racconta il mondo giovanile della seconda generazione di immigrati, come spesso viene definita, piuttosto la nuova generazione.
Questi ragazzi, protagonisti della serie web, rappresentano, appunto, un nuovo mondo, una nuova modalità di approccio e confronto con il mondo degli adulti.
I temi di Rajel
Il primo episodio di Rajel, ne seguiranno altri tre, mette in gioco vari temi di scottante attualità. Razzismo, integrazione, e conflitti generazionali e culturali, sono questi i filoni narrativi.
Raf, il protagonista, è un giovane testardo, ribelle e provocatore, che in seguito ad un furto, viene arrestato. In carcere il giovane, nato in Marocco e portato dalla madre in Italia quando aveva 7 anni, frequenta dei corsi di teatro e viene notato da Beatrice (Marta Lucini), una produttrice televisiva, che lo sceglie come protagonista di una serie TV.
Il contesto meta- televisivo, in Rajel è uno strumento efficace per sfatare i più banali luoghi comuni e i più classici stereotipi, in materia di accoglienza e integrazione.
Come la prima sequenza, dove un’attrice che interpreta il ruolo di un’insegnante è intenta a spiegare il significato di accoglienza e amore del crocifisso, ma che comunque è disposta a toglierlo dalla sua aula, per non turbare la sensibilità degli alunni non cattolici. Ma Raf interrompe subito le riprese, considerando le parole della docente / attrice prive di significato.
E’ una critica, alla televisione convenzionale, quella di prima serata, con i suoi tanti talk show, che hanno speso puntate intere sull’opportunità o meno del crocifisso nelle scuole, mentre Raf, un giovane non cattolico, che vive nel nostro paese, da quando era bambino, non dà nessuna importanza a questo oggetto / simbolo.
L’episodio continua, mostrandoci lo scontro generazionale e non solo di Raf con Fabio, il regista de Tutti i colori del mondo, che non sopporta il carattere ribelle del giovane.
Ma Raf, si scontra anche con sua madre, che non vuole il figlio in televisione e soprattutto non sopporta le sue frequentazioni.
Il reclutatore
Rajel, oltre ai personaggi fisici, ha anche un personaggio che non appare, almeno in questo primo episodio. Il reclutatore, che palesa la sua la presenza attraverso dei bigliettini che il giovane trova nel suo zaino.
Il reclutatore, sembra assistere Raf nel percorso formativo, che lo trasformerà in un uomo, che in arabo si dice appunto rajel. I suoi bigliettini sono dei messaggi che provocano il giovane, mettendo in luce le sue frustrazioni di adolescente arabo, mussulmano e italiano.
Una condizione quella di Raf che lo proietta in uno spazio senza appartenenza, emarginato in Italia, perché marocchino, rifiutato dal suo paese d’origine, perché considerato italiano.
La lingua di Rajel
Rajel appare interessante anche a livello linguistico. Accanto all’italiano, appare anche l’arabo, non certo un arabo ufficiale, ma una lingua fatta di miscuglio e influenze italiane, una lingua viva, reale, parlata da questi giovani italiani d’origine magrebina.
I video di Ramzi Lafrindi e Le musiche di Maruego
La serie web è un prodotto ben convenzionato, che rispettando i tempi e le modalità di YouTube, riesce ad esprimere anche una volontà artistica, non è azzardato considerarlo un lavoro cinematografico. Certo è stato concepito per un pubblico di giovani, di adolescenti e la scelta del cast va in questa direzione. Oltre al protagonista, Ramzi Lafrindi, conosciuto in rete per i suoi video comici, dove enfatizza le differenze culturali tra le famiglie d’origine straniere e quelle italiane; le musiche sono affidate a Maruego, cantante d’origine marocchine
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