In seconda serata su Cine34 alle 23 Basta guardarla, un film commedia italiano del 1970 diretto da Luciano Salce. Basta guardarla, considerato oggi un classico della commedia all’italiana e secondo alcuni critici il più riuscito nel rappresentare l’ambiente dell’avanspettacolo, alla sua uscita fu totalmente ignorato dalla critica italiana che non lo degnò di alcuna nota, mentre venne preso in considerazione dai Cahiers du cinéma che lo ritrassero in copertina. Il film contribuì a lanciare l’esordiente attrice Mariangela Melato, proposta a Luciano Salce da Carlo Giuffré per la parte di Marisa do Sol, la spagnola di Milano, al posto di una anonima brasiliana. Come comparsa in questo film, facilmente riconoscibile, vi è una giovanissima Loredana Bertè agli esordi nel mondo dello spettacolo. Scritto e sceneggiato da Steno, Luciano Salce e Jaja Fiastri, Basta guardarla è interpretato da Maria Grazia Buccella, Carlo Giuffrè, Mariangela Melato, Franca Valeri, Luciano Salce, Pippo Franco, Unmberto D’Orsi, Riccardo Garrone, Spiros Focás. Prodotto da Mario Cecchi Gori.
Sinossi
Grazie alle sue “doti artistiche”, la contadinella Enrichetta entra, con il nome d’arte di Erika, in una compagnia di avanspettacolo e nelle grazie di Silver Boy, il capocomico. Gelosa, la ex-fiamma di Silver la fa cacciare dalla compagnia. Solo dopo molte peripezie i due si ricongiungeranno.

Luciano Salce infila una delle sue migliori commedie omaggiando la spesso ripudiata tradizione dell’avanspettacolo nostrano, fucina di mediocri vanagloriosi e di talenti incompresi, fonte di divertimento disimpegnato per le province e non solo e, soprattutto, mondo parallelo di personaggi eternamente deputati all’arte di arrangiarsi. Non sempre apprezzato, è in realtà un film dolcissimo e spudorato, la nostra versione godereccia e più allegra di È nata una stella (scritto dalla brillante Iaia Fiastri con Salce e Steno), che, sebbene non contraddistinto da uno stile netto o da una pulizia linguistica, può prendersi almeno tre meriti. Uno: è un ritratto gustoso di un ambiente dimenticato e ricco di spunti degni di un grande romanzo (l’odio della cinica primadonna per la bella e candida soubrette, il capocomico che deve fingere di essere un grande dongiovanni con la complicità della moglie, gli squallidi ristoranti o pensioni di provincia in cui avviene di tutto).
Due: è profondamente ironico e autoironico (i personaggi si prendono sempre sul serio quasi come se fossero immersi nella totale ingenuità di un mondo a sé, che non si sputtana con altre forme di spettacolo), con inserti fumettistici e titoli di coda con i finti commenti entusiastici delle principali testate internazionale.
Tre: si avvale di una compagnia d’attori strepitosa – con la stupenda Maria Grazia Buccella (allora fidanzata di Vittorio Cecchi Gori), qui deliziosa protagonista – da Carlo Giuffrè (intenso attore di teatro serio) a Mariangela Melato (irresistibile spagnola di Porta Ticinese), fino allo stesso Salce (in un ruolo che avrebbe dovuto interpretare Tognazzi) e una spettacolare Franca Valeri nei panni di Pola Prima, malinconica caricatura di Wanda Osiris, prima donna in parrucca platino e parlata faticosa, che non si rassegna alletta e finisce la carriera con una disastrosa spaccata: quando capisce che la sua stagione è finita, si fa coraggio, dice “in teatro non si piange”e non puoi non amarla.